Accoglienza: parola ad alto rischio di banalità, di retorica sottovuoto, di mezze verità. Ma anche un’esperienza che può essere raccontata da storie che «non fanno rumore… Sono forse come isole in un mare di ingiustizie, di cortocircuiti burocratici… ma esistono». Il festival dell’accoglienza “E mi avete accolto”, ideato dalla Pastorale migranti di Torino, ha in calendario 44 proposte.
Accoglienza: sostantivo ad alto rischio di banalità, di retorica sottovuoto, di mezze verità. Di fare da paravento per rapporti personali, sociali e internazionali che in realtà ne sono ben lontani. Non è solo ospitalità d’emergenza, si è detto oggi a Torino, alla presentazione del primo festival dell’accoglienza “E mi avete accolto”. Non è solo “quella che si fa con gli immigrati”, perché, piuttosto, è l’attenzione che si è capaci di avere verso gli altri, tutti gli altri. Di recente lo ha ricordato un parroco torinese. Aveva accolto in parrocchia un giovane sudanese da una delle case occupate della città. Il giovane aveva poi trovato un lavoro e un appartamento per conto suo; ma quando il parroco si è trovato in difficoltà per problemi di salute, è voluto tornare a stare da lui per un paio di settimane: «Pensavamo di averlo accolto noi, e invece…».
Ancora, oggi si può scoprire che accoglienza non è nemmeno solo dare un tetto, un permesso di soggiorno e aiutare a trovare un lavoro, come ha raccontato alla Pastorale migranti di Torino un pakistano che ormai una casa e un posto di lavoro ce li ha, ma in Pastorale è tornato dicendo: «Sì, lavoro, però quando torno a casa la sera mi ritrovo davanti al computer… Non è che potrei fare un po’ di volontariato con voi?».
E infine l’accoglienza, quella vera, non funziona a mezzo servizio: il ponte aereo d’agosto che ha portato solo in Italia 5.000 afghani è stato sicuramente giusto e doveroso. Ma ce ne sono altri, di afghani, sulla “porta di casa” d’Italia e d’Europa, relegati dietro il “muro” che chiude la rotta balcanica tra squallore e violenze, oppure ai quali abbiamo negato uno status di protezione lasciandoli sulla strada.
Il festival dell’accoglienza “E mi avete accolto” è un’iniziativa che l’Ufficio pastorale migranti dell’Arcidiocesi di Torino ha ideato con la Fondazione Migrantes, l’Ufficio missionario dell’Arcidiocesi e la Fondazione Opera Barolo per rafforzare il suo lavoro di riflessione e sensibilizzazione sulla mobilità umana.
Dal 5 settembre al 31 ottobre, in 57 giorni e grazie a un lavoro di rete che ha coinvolto 37 partner saranno offerte 44 proposte. Il calendario abbraccerà insieme la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato (ultima domenica di settembre), la Giornata della memoria e dell’accoglienza (3 ottobre) e la Giornata missionaria mondiale del 24 ottobre.
Ospiti & storie
Le proposte sono suddivise sotto sei grandi voci, Fede, Eventi, Libri, NarrAzioni di ordinaria accoglienza, Cinema e Giovani. Tra gli ospiti Maria Pia Bonanate, Fabio Geda, Enaiatollah Akbari, l’attivista Giorgio Brizio, la regista Paola Randi e l’attore della sua serie tv Zero Haroun Fall, ma anche il presidente emerito della Corte costituzionale Gustavo Zagrebelsky, che dialogherà con mons. Gian Carlo Perego, presidente della Migrantes, proprio sul significato della parola accoglienza.
Che cosa significa dunque essere accoglienti? Lo possono raccontare le famiglie che hanno aperto la porta della loro casa per ospitare rifugiati, singoli o famiglie. Lo possono testimoniare le comunità parrocchiali che hanno avviato percorsi di accoglienza “informali” di rifugiati fuori dai sistemi di accoglienza istituzionali, tra cui molte famiglie giunte in Italia con i corridoi umanitari. O ancora lo possono spiegare i medici volontari che dai primi anni ’90 curano a Torino pazienti stranieri che hanno difficoltà ad accedere al Servizio sanitario nazionale.
«Queste storie esistono – ricorda la Pastorale migranti sotto la Mole -. Non fanno rumore, sono forse come piccole isole in un mare di ingiustizie, discriminazioni, cortocircuiti burocratici, ostacoli d’ogni genere… ma esistono». E come ricorda papa Francesco nel Messaggio per la Giornata del migrante e rifugiato 2021, «siamo chiamati a sognare insieme. Non dobbiamo aver paura di sognare e di farlo insieme come un’unica umanità, come compagni dello stesso viaggio, come figli e figlie di questa stessa terra che è la nostra Casa comune, tutti sorelle e fratelli».
Per info: segreteria@upmtorino.it – tel. 328 3272587
Allegato
Primo festival dell’accoglienza “E mi avete accolto” 2021, il programma (file .pdf 1 mbyte)
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