Mediterranean Hope (MH), il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), ha compiuto 10 annie e per festeggiare questo traguardo ha organizzato una campagna on line per tentate di “cambiare il tono di voce dei discorsi sulle migrazioni”.
“Per riflettere su quanto fatto e sul futuro del progetto, abbiamo pensato a un nostro vocabolario – ha detto Marta Bernardini, coordinatrice di MH – . Uno dei nostri obiettivi e una delle sfide in cui siamo più impegnate è quella di provare a cambiare il tono di voce dei discorsi sulle migrazioni. Parliamo di persone, non di numeri, di desideri, non di problema. Di qui la scelta di una campagna, online, su questo leit motiv: declinare le lettere dell’alfabeto a modo nostro, con immagini ed espressioni che raccontano un punto di vista maturato in questi dieci anni di lavoro collettivo, di cui hanno fatto e fanno parte tante persone, storie, racconti, esperienze, visioni e speranze. Un punto di vista che è sempre parziale, ma è di chi prova a mettersi nei panni dell’altro o altra e soprattutto che non vuole sostituirsi alle voci delle persone che arrivano in Italia, che sia coi corridoi umanitari o a Lampedusa, attraversando il Mediterraneo”.
H per Hope, F per Favola, A per Accoglienza e via così. Ogni lettera presenta una immagine e una breve didascalia per raccontare e provare a comprendere un lavoro, un progetto, un percorso attivo da dieci anni.
Mediterranean Hope (MH) è nato all’indomani del naufragio del 3 ottobre 2013 quando, a poche miglia dall’isola di Lampedusa, morirono 368 persone nel tentativo di raggiungere l’Italia attraverso il Mar Mediterraneo. MH ha l’obiettivo di sostenere le persone migranti nel loro diritto a spostarsi, richiedere protezione, autodeterminarsi, con attività di solidarietà, accoglienza, implementazione di vie legali e sicure di accesso, azioni di advocacy, sensibilizzazione su temi di giustizia sociale, diritti e discriminazioni.
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