Due giovani somali, Abdul e Hamza, si nascondono nei boschi serbi, dormendo in ripari di fortuna, condividendo silenzi e storie comuni: le famiglie lasciate altrove, il vissuto in Somalia. Stanno aspettando il momento propizio per ri-partire, dotati solo di un GPS e di una grande determinazione.
La rotta balcanica continua a far parlare di sé, in questo momento a causa di un nuovo collo di bottiglia che si è creato fra Macedonia e Grecia. Quali sono le storie di chi attraversa queste terre? Dove dormono, cosa mangiano e con chi parlano le persone non accolte ufficialmente, nemmeno nei campi d’emergenza? Ci sono moltissimi invisibili; invisibili che non dispongono della giusta nazionalità e che devono fuggire due volte: dal paese di origine e dai paesi di transito. Abdul e Hamza sono fra loro.
Abdul & Hamza è anche un racconto sui luoghi dove gli “invisibili” lasciano tracce per rimanere ancorati alla realtà (Hamza incide il suo nome su una roccia) e dove si costruiscono narrazioni per non avere paura (i rumori notturni, una casa abbandonata). Entrambi i protagonisti cercano di vivere quei luoghi a cui di fatto non appartengono e che di fatto lasceranno quando arriverà il momento, mantenendo una invisibilità che pulsa di dolore.
Il documentario è stato realizzato da Marko Grba Singh, regista serbo, dopo un primo lavoro di riprese effettuate nei campi profughi posti sul confine serbo. Non soddisfatto dal risultato perché “troppo distante dalla realtà delle persone incontrate” ha proposto ai migranti conosciuti nei campi di portare avanti un altro progetto: Abdul e Hamza hanno accettato e così è nato il documentario che porta il loro nome.
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