Dopo due anni dalla firma dell’accordo UE-Turchia (marzo 2016) e il riconoscimento di 3 miliardi, arriva dalla Commissione Europea il via libera per ulteriori 3 miliardi da versare allo stato turco per «l’essenziale ed efficace ruolo di sostegno ai profughi più vulnerabili» e per la «riduzione della pressione migratoria» sul vecchio continente.
E se da una parte piovono bombe dall’altra arrivano soldi…
Mentre l’UE riconosce alla Turchia 3 miliardi per le necessità dei profughi siriani, a bordo di pickup e furgoncini intere famiglie curdo-siriane scappano dalle bombe lanciate dallo stesso governo turco. E se questo non bastasse per raggiungere la piena contraddizione Erdogan ha attaccato il Parlamento europeo colpevole di una mozione che chiede lo stop all’operazione che sta muovendo da mesi (nel silenzio generale dei media europei) contro il cantone curdo-siriano il cui capoluogo è la città di Afrin.
Continua così, dopo il primo biennio, l’accordo UE-Turchia che, sebbene sia stato criticato da più parti, trova il plauso della Commissione Europea. Johannes Hahn, Commissario per la Politica europea di vicinato e i negoziati di allargamento, ha dichiarato nel comunicato stampa del 14 marzo 2018: “La Commissione compie oggi il primo passo per la mobilitazione di ulteriore sostegno nell’ambito dello Strumento per i rifugiati siriani in Turchia. Dalla seconda relazione annuale pubblicata emergono con chiarezza sia i risultati positivi conseguiti finora sia l’essenziale ed efficace ruolo di sostegno che lo Strumento svolge per i profughi più vulnerabili e le comunità di accoglienza in Turchia e, quindi, per la riduzione delle pressioni migratorie. Esorto gli Stati membri a rispettare gli impegni assunti permettendo la mobilitazione di ulteriori 3 miliardi di €, così che quest’assistenza indispensabile possa essere mantenuta.”
Denunce a vuoto
Nonostante i bilanci, le ricerche e i rapporti, fatti da diverse ong sull’accordo UE-Turchia, dimostrino il suo pieno fallimento (dalla situazione umanitaria disastrosa in Grecia e nei Balcani ai respingimenti realizzati con tutti i mezzi fino ai campi profughi turchi dove le persone vivono per anni in baracche di fortuna) non c’è stata nessuna volontà di cambiamento da parte dei nostri politici e rappresentanti europei. Riconfermando così la miopia (che ormai rasenta la cecità) per cui non si vuole vedere che la migrazione e la mobilità delle persone siano parte del nostro presente e del futuro.
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