L’intervento del presidente della Fondazione Migrantes dopo lo sbarco a Pozzallo di 26 migranti che hanno perso sei compagni di traversata: due bambini piccolissimi, un ragazzo e tre adulti. Ancora una volta, sembra, per fame e per sete.
«Il Mediterraneo torna a essere una tomba, un cimitero… Erano siriani e nessuno può negare che avevano diritto alla protezione internazionale. Non sappiamo ancora se esiste un legame familiare tra queste persone. Immagini drammatiche che chiedono un rinnovato impegno e non un blocco delle azioni di salvataggio in mare; chiedono un’azione congiunta tra le navi di soccorso delle ONG e le navi e gli aerei militari dei Paesi europei; chiedono un’azione europea in Libia per prevedere canali umanitari e legali per chi abbia diritto a una forma di protezione internazionale».
Sono le parole di mons. Gian Carlo Perego, presidente della fondazione Migrantes, dopo lo sbarco a Pozzallo, ieri, di 26 migranti che in mare hanno perso sei compagni di traversata, due bambini piccolissimi, un ragazzo e tre adulti. Ancora una volta, sembra, per fame e sete.
In questi giorni di campagna elettorale Perego aggiunge: «Troppe parole si spendono mentre troppi morti si accumulano in fondo al mare. La fondazione Migrantes auspica da subito un permesso di protezione internazionale per i 26 sopravvissuti, un rinnovato impegno politico e civile a favore di chi chiede e ha diritto a una protezione internazionale, perché questo diritto non finisca in fondo al mare, negato, con nuove vittime innocenti. Una democrazia non può accettare che diritti fondamentali, come il diritto d’asilo, siano calpestati e ignorati».
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