La comunità universitaria della regione PACA (Provenza Alpi Costa Azzurra, la regione di Nizza) ha indirizzato una lettera al Presidente della Repubblica, al Primo ministro e al Ministro dell’interno francesi per sostenere un ricercatore universitario incriminato e sotto processo per aver aiutato dei migranti nella valle della Roya (zona di confine fra Francia e Italia, a ridosso di Ventimiglia). Qui di seguito la lettera
Lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Primo ministro et al Ministro dell’Interno
Signor Presidente della Repubblica,
Signor Primo ministro,
Signor Ministro dell’Interno,
Siamo insegnanti e ricercatori, membri delle Università della regione Provenza Alpi Costa Azzurra (PACA) e di altre università di Francia e desideriamo allertarLa sulla situazione drammatica nella quale si trovano sul nostro territorio i migranti e i cittadini che esprimono ai migranti la loro solidarietà. Con la presente, Le esprimiamo la nostra viva preoccupazione di fronte alla condanna morale e giuridica di cui fanno oggetto le forme di assistenza e di solidarietà nei confronti dei migranti, nella regione PACA e su tutto il territorio francese.
Mercoledì 23 novembre, uno dei nostri colleghi, Pierre-Alain Mannoni, dell’Università Nizza Sophia Antipolis, sarà processato per aver aiutato tre giovani donne straniere che si trovavano in un luogo di accoglienza aperto da un collettivo di associazioni a Saint Dalmas de Tende, nella valle della Roya. Pierre-Alain va incontro a una pena di 5 anni di prigione e 30 000 euro di multa per aver “favorito l’ingresso o il soggiorno irregolare” sul territorio francese, sulla base dell’articolo L622 du CESEDA. Questo decreto-legge, concepito per lottare contro le reti di trafficanti che lucrano sul passaggio delle frontiere, è utilizzato contro delle persone che scelgono di mettersi al servizio degli stranieri presenti sul loro territorio.
Il caso di Pierre-Alain Mannoni non è il solo. A Ventimiglia come nella valle della Roya, punti di passaggio obbligati tra l’Italia e la Francia per i migranti oggi come ieri, molti cittadini si organizzano per portare il loro sostegno materiale e simbolico alle persone che sono confrontate a delle condizioni di vita drammatiche e di cui i poteri pubblici non si fanno carico. Questi gesti di umanità sono regolarmente sanzionati con fermi e misure giudiziarie. Noi ci opponiamo alla criminalizzazione attraverso il “delitto di solidarietà”, nel caso di Pierre-Alain come negli altri casi di persone fermate nella Roya e altrove.
Queste misure giudiziarie ignorano i valori fondamentali della Repubblica, il diritto d’asilo europeo, il dovere di protezione dei minori non accompagnati e i diritti umani più essenziali. Agendo in questo modo, i poteri pubblici mettono in pericolo le vite delle donne, degli uomini e dei bambini che si avventurano sulle strade dell’esilio, così come la coesione sociale nella nostra società.
In una regione come la nostra, dove i responsabili e i rappresentanti locali fanno a gara, verbalmente e politicamente, per esprimere il loro rifiuto dell’accoglienza di queste persone che si trovano in grave difficoltà, ci sembra più che mai necessario far sentire la nostra voce di cittadini/e e fare appello al rispetto dei valori di condivisione e di solidarietà.
In qualità di insegnanti universitarie, ricercatori e lavoratori al servizio dello Stato, consideriamo che è nostro dovere formare le giovani generazioni, responsabili del mondo di domani, al rispetto e alla comprensione di questi valori universali. Ma è anche vostro dovere, Signor Presidente, Signor Primo ministro e Signor Ministro dell’Interno, aiutarci a tradurre questi valori in atti nel quotidiano. Ecco perché vi chiediamo di agire rapidamente perché la protezione e la solidarietà espresse verso i migranti non siano più represse né moralmente né penalmente, diversamente dall’applicazione che si fa oggi della legge in vigore. Allo stesso modo, chiediamo allo Stato di assumere le sue responsabilità e di creare dei veri dispositivi di accoglienza dei migranti, in modo che i cittadini non siano moralmente obbligati a sostituirsi allo Stato, come succede nella valle della Roya. Nella regione PACA, come su tutto il territorio nazionale, è in gioco il rispetto stesso dei diritti umani e dei principi fondamentali di libertà, uguaglianza e fratellanza cari alla nostra Repubblica.
Per approfondire
Questa lettera sarà pubblicata martedì o mercoledì al più tardi, prima del processo di Pierre-Alain Mannoni, sotto processo per aver aiutato tre donne straniere nella valle della Roya.
Potete leggere la sua testimonianza in francese a questo link https://blogs.mediapart.fr/pierre-alain-mannoni/blog/111116/pourquoi-j-ai-secouru-des-refugies
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