Alberto Campi, fotografo italiano, residente in Svizzera ha realizzato in collaborazione con la geografa Cristina Del Biaggio un reportage fotografico dal titolo Balkan road.
Passaggi e rotte. Frontiere e luoghi di attesa. Ore, decine di ore d’attesa che stancano le schiene, le spalle e i volti. Cosa sappiamo dei silenzi e delle attese di coloro che occupano le cronache a causa di una migrazione che incombe sull’Europa e che vediamo semplificati, sminuiti, drammatizzati in poche immagini da repertorio proposte da telegiornali e giornali? Non sappiamo nulla. Solo la superficie più superficiale arriva al pubblico di massa.
Ci sono però dei lavori che possono farci grattare un poco la superficie della realtà storica più urgente degli ultimi anni. Uno di questi lavori è senza dubbio Balkan Road, un reportage fotografico realizzato da Alberto Campi (fotografo) e Cristina Del Biaggio (geografa) e consultabile on line su Visionscarto.net.
Il progetto Balkan Road prosegue un lavoro di documentazione realizzato nell’estate 2012 in Grecia dal titolo Beyond Evros Wall. La genesi del primo lavoro è dettata dalla curiosità: le autorità greche sono intenzionate a costruire un muro per fermare l’ingresso dei migranti in arrivo dalla Turchia e Campi decide di partire per testimoniare gli eventi. Il risultato è una serie di fotografie concepite per far agire i nostri cinque sensi: dall’uso dei colori che ci trasmette il ricordo del calore sulla pelle all’immagine dell’attesa che ci riporta al rumore del silenzio umano.
Turchia, Grecia e ora i Balcani. E qui, in questa terra, ci addentriamo con l’ultimo lavoro sui migranti, Balkan Road. Campi continua a solcare le tracce cominciate nel 2012 soprattutto perché “il reportage nasce dalla voglia di comprendere le dinamiche migratorie indotte dalla “trappola migratoria greca” e poi perchè i protagonisti sono gli stessi uomini e donne: non accolti prima e cacciati dopo, sempre un poco più in là.
Nelle fotografie di Campi troviamo una quotidianità mantenuta nonostante tutto, una narrazione di sé, degli spazi attraversati, delle persone incontrate e di quelle lasciate. E tutto questo impariamo a conoscerlo con scatti dove il migrante non è mai un soggetto passivo ma anzi si presta al racconto mostrando delle proprie fotografie scattate con lo smartphone. Ne nasce un bellissimo gioco di scatole cinesi dove una fotografia si racconta attraverso un’altra fotografia.
Il reportage Balkan road sarà esposto a St Etienne (Francia) il 22 marzo e a Ginevra, presso il Teatro Galpon, il 6 aprile 2016.
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