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Bazicheh – gruppo Ekhtelaf – Singolo, videoclip – 3′ 40″ – Little Paris Production in collaborazione con Ics – Italia 2014

 

Respinti in Italia dal regolamento di Dublino, avevano trovato “casa” nei capannoni abbandonati del Porto Vecchio di Trieste. E coinvolti in un progetto di accoglienza con l’Ics (Consorzio italiano di solidarietà), proprio nei capannoni del Porto Vecchio hanno realizzato gran parte di questo videoclip. Gli artisti sono tre giovani rifugiati afghani di nome Habib, Hussein e Haris.

Regia professionale, ritmi rap, inquadrature segnate ora dalla cupe “scenografie” di sfondo, ora da gesti suggestivi e immagini simboliche: fuochi, l’impasto e la spianatura del pane, un albero dipinto a tempera su tela fra cartigli arabi… Ma soprattutto testi che lasciano il segno, sia per quello che esprimono sia per il coraggio di chi li canta a viso scoperto e severo, e ha accettato di diffonderli in rete.

«Oh Dio, quando potremo tornare in Afghanistan? Quando finirà il nostro viaggio forzato?». Ma la nostalgia per la patria lontana è solo il richiamo d’esordio.

Bazicheh  significa giocattolo, perché al centro del videoclip c’è l’Afghanistan diventato «un giocattolo in mano a persone spudorate», «una giungla senza legge». Ciò è avvenuto a causa dell’islam radicale, denunciano Habib, Hussein e Haris («In nome della jihad il tradimento è stato scambiato per onore», quando in realtà «jihad significa aiutare il prossimo e insieme costruire il Paese»). E a causa della guerra civile, in cui tutti «credono che i loro morti siano martiri. Ma Dio sa chi è il vero martire».

«Io non sono pashtun, sono afghano. Lui non è tagiko, è un afghano. Lui non è un hazara, anche lui è afghano», scandiscono i giovani rifugiati del Porto Vecchio, e chiedono più e più volte: «Patria rispondi ora! Che ne sarà della nostra generazione?».

Habib, Hussein e Haris, ha riferito l’agenzia Redattore sociale, vivono in Europa da alcuni anni. In un viaggio di sei mesi hanno attraversato l’Iran, la Turchia e la Grecia fino ad arrivare in Danimarca, da dove sono stati rispediti in Italia in applicazione al regolamento “Dublino II”. Più che una band musicale gli Ekhtelaf (parola che significa “differenza”) si definiscono un gruppo impegnato dall’esilio per l’unità del loro Paese.

Alla fine di giugno il video Bazicheh è stato presentato alla tre giorni “Trieste on sight 2014”.

Collegamento

Qui sotto, Bazicheh nella versione “internazionale” con i sottotitoli in inglese:

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