di Marco Calabrese
Il 4 maggio 2016, il Naga ha presentato il suo ultimo rapporto “(Ben)venuti, indagine sul sistema di accoglienza dei richiedenti asilo a Milano e provincia” all’interno del quale sono presentati i dati della realtà milanese ottenuti grazie a 62 interviste ad altrettanti ospiti del Centro Naga Har. Le osservazioni finali coincidono in parte con la proposta della trasmissione Report dell’8 maggio 2016.
Un rapporto per denunciare una situazione poco chiara, non solo agli occhi dell’opinione pubblica ma agli stessi operatori del centro Naga Har, i quali, a partire dall’autunno 2014 e dai primi mesi del 2015, hanno visto arrivare nella loro struttura un numero sempre maggiore di persone. Inoltre, «ha iniziato ad affiancarsi un numero crescente di persone arrivate in Italia da poco tempo: confuse e spaesate, senza capire una parola della nostra lingua. Si trattava di richiedenti asilo accolti in strutture di cui spesso gli operatori ignoravano l’esistenza» si legge nell’introduzione.
Così è iniziata una vera e propria raccolta di dati su questi nuovi centri: da una parte sono stati intervistati 62 ospiti del centro Naga Har, dall’altra gli operatori si sono recati in alcune strutture (tra le tante ci sono La fondazione dei Padri Somaschi e la Croce Rossa di Bresso) intervistando sia ospiti, sia operatori e gestori dei centri e integrando così i dati ottenuti durante le interviste condotte al Naga Har.
I temi affrontati dal rapporto sono molti: dalla formazione e dalla presenza degli operatori nei centri, fino alla fornitura dei beni e all’erogazione dei pasti, passando per la scuola di italiano e l’assistenza sia legale sia sanitaria. Altre due parti, invece, sono dedicate alla tipologia delle strutture e soprattutto all’inclusione sociale, ovvero quelle attività che favoriscano l’integrazione dei rifugiati.
Le conclusioni mettono in evidenza alcuni aspetti critici e cronici del sistema d’accoglienza nazionale: «La prima cosa che colpisce nelle interviste che compongono il quadro di questo report è un patchwork di situazioni e soluzioni. In questo caso, più che dalla ricchezza della diversità umana, l’eterogeneità appare dettata da una risposta scomposta e frammentaria», e mentre il sistema SPRAR diventa sempre più marginale l’accoglienza prefettizia, per sua natura emergenziale, diventa la norma. Il flusso continuo di migranti, la loro numerosità e la tipologia degli enti gestori fanno si che il sistema continui nella sua tendenza a spostarsi sempre più verso l’emergenza anziché invertire la rotta.
Il rapporto sottolinea anche come una parte di potere statale venga delegata ad una parte parastatale che si trova così a svolgere compiti di controllo di una parte sociale, ed è in quest’ottica che si inseriscono le osservazioni e la proposta della trasmissione televisiva Report che, nella puntata “La via d’uscita” dell’8 maggio 2016, ha proposto una soluzione per gestire meglio l’accoglienza.
La “soluzione” di Report, per quel che riguarda i rifugiati, è quella di rendere l’Italia un grosso centro d’accoglienza, dove poter “formare” i rifugiati e in seguito smistarli nei vari paesi europei. L’idea è quella di un accordo, stile UE-Turchia, grazie al quale ottenere i finanziamenti necessari sia per ristrutturare e risistemare edifici pubblici – in particolare le caserme – sparsi su tutto il territorio nazionale al fine di poter creare dei centri d’accoglienza in cui si possano garantire tutti i servizi e soprattutto condizioni igienico sanitarie accettabili, cosa che non sempre avviene.
Così facendo, sempre secondo la proposta della trasmissione televisiva, il ruolo delle cooperative diventerebbe più marginale rispetto a quello odierno, mentre il controllo delle operazioni passerebbe di fatto interamente allo Stato. Forse si tratta di un progetto utopistico, forse nessuno prenderà mai in considerazione questa idea e forse il sistema d’accoglienza continuerà ad evidenziare le problematiche riscontrate nel report del Naga. Resta il fatto che, come sottolineano Report, l’associazione milanese e molte altre realtà che operano nell’accoglienza il sistema ha bisogno di essere rivoluzionato, e alla svelta.
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