Da Parma arriva una storia che è una buona pratica e un buon esempio di quanto la società civile possa essere il motore di un cambiamento di paradigma: Bashir, 17 anni, è passato dall’essere un immigrato gambiano “accolto” in un container a essere un adolescente accolto in una famiglia. La storia è semplice e inizia a Martorano, in un campo di permanenza temporanea alle porte di Parma. Qui vivono in container alcuni minori stranieri non accompagnati. Uno di loro, Bashir, incontra e conosce una famiglia composta da una madre e una figlia adolescente e inizia un rapporto che termina ogni giorno all’ora in cui il ragazzo gambiano deve rientrare nel centro di accoglienza allestito nel piazzale dell’opificio ex Columbus.
“È la cosa più dolorosa di tutte – ammette Ludovica, la mamma di questa storia – Vederlo andare via ogni sera ci fa soffrire”. La soluzione è stata tentare di avere la meglio sulla burocrazia e chiedere l’affido di Bashir. Le protagoniste della vicenda, Maddalena e la figlia, spiegano che “il percorso burocratico è tortuoso e complesso, ma con la forza di volontà si arriva dove si vuole“.
Con la forza di volontà sono infatti riuscite ad ottenere l’affido di Bashir che ora dorme in un vero letto, in una vera casa e ha la possibilità di costruire il suo futuro vivendo in un ambiente idoneo.
L’affido è disciplinato dalla legge 4 maggio 1983 n. 184 e consiste nell’affidamento di un minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, ad una famiglia diversa da quella naturale, ad una persona singola, ad una comunità di tipo familiare. Ha lo scopo di assicurare il mantenimento, l’educazione e l’istruzione del minore per il tempo necessario a superare le difficoltà e per i minori stranieri non accompagnati è un grandissimo aiuto per riuscire a integrarsi in un Paese nuovo, imparare la lingua più velocemente, avere un supporto emotivo e avere un punto fermo e di riferimento.
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