Il decreto ONG del 2 gennaio ha messo ancora una volta nel mirino le attività di salvataggio delle ONG, che nel 2022 hanno soccorso una percentuale minima di tutti i rifugiati e migranti sbarcati in Italia. Per l’ASGI il decreto è «insostenibilmente fragile» perché, fra l’altro, contiene norme inapplicabili, in contrasto con il diritto internazionale ed europeo.
«Il decreto legge n. 1/2023, preceduto da una narrazione politica finalizzata al contrasto dell’immigrazione definita illegale, contiene disposizioni che non potranno far cessare né i gravi motivi che inducono le persone a fuggire in mare dallo Stato di origine o di transito, né le operazioni di soccorso umanitario imposto dal diritto internazionale. Dunque tanto rumore per nulla, trattandosi di norme in parte già applicate, mentre altre sono inapplicabili per contrasto con il diritto internazionale ed europeo».
L’analisi dettagliata da parte dell’ASGI del “decreto ONG” del 2 gennaio, arrivata oggi (v. sotto per il link al testo completo), non lascia spazio ad equivoci. Secondo l’associazione di studi giuridici sulle migrazioni, il decreto non fa che rivelare per l’ennesima volta la fallimentare “strategia” italiana ed europea che insiste nel negare la possibilità di ingressi regolari che consentano di entrare in maniera sicura nel nostro Paese o, comunque, nel territorio dell’UE con visti di ingresso per lavoro, ricerca di lavoro o motivi di asilo.
24.700 deportati in Libia, più di 2.000 morti e dispersi in mare? Le “priorità” sono altre
Il decreto legge, afferma l’ASGI, «non si fa carico neppure di promuovere con l’Unione Europea un’ampia operazione di evacuazione urgente dalla Libia delle migliaia di persone straniere imprigionate in luoghi di detenzione in condizioni disumane e degradanti, ma nemmeno di cessare la collaborazione che dal 2017 i Governi italiani portano avanti di fatto con le varie milizie armate libiche coinvolte anche in operazioni di traffico di persone».
Nel 2022 gli equipaggi libici cosiddetti “di guardia costiera” hanno intercettato e riportato (deportato) nel Paese nordafricano 24.684 migranti e rifugiati (dati OIM aggiornati al giorno di Natale). Sempre il giorno di Natale, l’UNHCR stimava circa 3.500 persone rinchiuse nei soli centri di detenzione “ufficiali”: fra loro più di 1.300 sono di diretta competenza dell’Agenzia ONU per i rifugiati…
I dati del Viminale, alla fine, hanno portato a 105.140 il numero rifugiati e migranti che ce l’hanno fatta ad arrivare in Italia via mare in tutto il 2022 (dati al 31 dicembre). Sulla rotta del Mediterraneo centrale occorre aggiungere le appena 437 persone che sono riuscite a sbarcare a Malta (dato OIM). Ma nelle acque della stessa rotta i morti e dispersi stimati per difetto dall’OIM durante l’anno sono 1.377, poco meno del tributo di vittime del 2021.
Eppure il decreto “sicurezza” appena varato dal governo Meloni ha altre priorità “strategiche”: ostacolare l’attività della sparuta flottiglia delle navi di salvataggio delle ONG, che l’anno passato hanno soccorso il 13% scarso di tutti i migranti sbarcati in Italia, almeno fino alla metà di settembre. Si tratta di un dato contenuto nell’ultimo report su Il diritto d’asilo della Fondazione Migrantes, che la sua redazione ha ricevuto dallo stesso Viminale: 8.806 le persone salvate dalle navi delle ONG su un totale di 68.212 sbarcate nel periodo.
“Dal 2014, le navi di soccorso civili stanno riempiendo il vuoto che gli Stati europei hanno deliberatamente lasciato con l’interruzione delle proprie operazioni SAR. Le ONG hanno svolto un ruolo essenziale nel colmare questa lacuna e nell’evitare la perdita di altre vite in mare, rispettando sistematicamente le leggi in vigore. Ciononostante, gli Stati membri dell’UE – Italia in testa – hanno tentato per anni di ostacolare le attività di ricerca e soccorso civili attraverso la diffamazione, iniziative amministrative e la criminalizzazione di ONG e attivisti.”
(dal comunicato di 16 organizzazioni della società civile impegnate nella riceca e e soccorso nel Mediterraneo, 5 gennaio 2023)
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