La campagna per la liberazione delle donne vittime di tratta e di sfruttamento “Questo è il mio corpo” chiede di punire i clienti dello sfruttamento sessuale. La relativa petizione è ormai, di fatto, indirizzata alle future massime cariche dello Stato della nuova legislatura.
«Chiediamo al Parlamento di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75″) che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili: colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea. Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi. Non ci può essere libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni».
È quanto chiede “Questo è il mio corpo“, campagna per la liberazione delle donne vittime di tratta e di sfruttamento. La relativa petizione, lanciata ancora nella scorsa legislatura ma ormai di fatto indirizzata ai prossimi presidenti delle Camere e del Consiglio, rimane più che mai aperta.
Appena a un mese di distanza da un altro importante evento, cioè la Giornata mondiale contro la tratta dell’8 febbraio, nell’odierna Giornata mondiale della donna suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione “Slaves No More”, così richiama l’attenzione sull’iniziativa: «In questo periodo si promuovono tante campagne, quali contro la povertà e la fame, ma noi vogliamo fare la campagna per saziare la fame di giustizia e dignità di tante donne e minorenni in modo particolare. Allora la nostra Giornata della donna avrà davvero un senso e un futuro».
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