AIDA (Asylum Information Database) ha pubblicato in agosto un report sull’applicazione del Regolamento Dublino III durante il 2019 e soprattutto nei primi mesi del 2020, contraddistinti dall’emergenza sanitaria. Ne emerge un quadro di malfunzionamento, lungaggini e dispendio di denaro ed energie.
Il titolo del report pubblicato da AIDA è “The implementation of the Dublin III Regulation in 2019 and during COVID-19” e si basa su dati aggiornati (2019 e primi mesi 2020), su precedenti legali e su statistiche provenienti da 29 paesi europei.
Nonostante i dati raccolti provengano da situazioni differenti, da risorse e fonti diverse il risultato che ne emerge è uno solo: il sistema di attribuzione delle richieste di asilo, che dovrebbe essere garantito dal Regolamento Dublino III, non funziona. In paesi come la Germania, la Francia, il Belgio e l’Olanda un richiedente asilo su tre, nell’arco di tempo vagliato dalla ricerca, risulterebbe essere stato dichiarato richiedente Dublino ma solo il 30% circa dei soggetti interessati è stato effettivamente trasferito nel Paese competente.
Ad aggravare la situazione nel 2020 si è aggiunta l’epidemia da Covid 19 che ha rallentato ulteriormente i trasferimenti, le procedure e le richieste; anche se paesi come la Germania e la Svizzera non hanno mai smesso di effettuare trasferimenti, nonostante il rischio sanitario elevatissimo. Ne consegue che nemmeno in un momento storico caratterizzato da un’emergenza sanitaria mondiale e dalla necessità di una umanità diffusa e capillare i Paesi Membri stanno optando per una politica attenta alle persone. A rafforzare questa impressione vi è il fatto che il Regolamento Dublino III non è nemmeno riuscito a essere uno strumento efficace per il mantenimento dell’unità familiare: in 13 paesi le domande di queste tipo rappresentano meno dell’1%.
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