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Esternalizzazione delle frontiere. Il caso di Gran Bretagna e Ruanda

Gran Bretagna-Ruanda. A circa un mese dalle prime dichiarazioni la Gran Bretagna si sta preparando al primo invio in Ruanda di un gruppo di richiedenti asilo e migranti, entrati illegalmente nel Paese secondo il governo britannico. Era il 14 aprile quando il Segretario di Stato per gli Affari Interni inglese Priti Patel e il Ministro Ruandese per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale Vincent Biruta avevano annunciato un accordo di cooperazione in materia di sviluppo economico e migrazioni. Sul sito del governo britannico si sottolineava che lo scopo dell’accordo era il contrasto all’immigrazione illegale, il controllo delle frontiere e la repressione delle organizzazioni di trafficanti. 

Un giro di parole per organizzare e strutturare un piano di esternalizzazione del diritto di asilo fuori della Gran Bretagna. E nonostante le parole rassicuranti di Boris Johnson che ha descritto il Ruanda come uno dei paesi più sicuri al mondo sono moltissime le asoociazioni e gli enti che hanno mosso causa al governo britannico e all’accordo di cooperazione (un esempio dei punti deboli riguarda il fatto che il documento violerebbe gli obblighi legali del Regno Unito ai sensi della CEDU e della Convenzione sui rifugiati).

Il Ruanda manca di un sistema asilo dignitoso e la Gran Bretagna è pronta a versare nelle casse dello stato africano 120 milioni di sterline per mettere in atto i meccanismi necessari per gestire il processo di richiesta di asilo e favorire l’inclusione delle persone che vi saranno inviate. Ma il paese africano ha già vissuto questa esperienza e i risultati sono stati pessimi; si trattava di un accordo fra Israele e Ruanda e che ha visto moltissimi eritrei e sudanesi essere trasferiti dalle prigioni israeliane alle strade ruandesi.

Sono sempre di più i paesi europei che stanno scegliendo la strada dell’esternalizzazione (vedi la Danimarca nell’aprile 2022) e la motivazione è sempre la medesima: disincentivare le partenze. Una ricerca dell’Institute Migration Policy (MPI) di Washington ha sottolineato che l’esternalizzazione dei richiedenti asilo è un atto politico con funzione deterrente ma per funzionare, la minaccia di delocalizzazione, dovrebbe risultare credibile. Nel caso dell’accordo britannico-ruandese, gli ostacoli alla sua credibilità sono diversi e proprio questi ostacoli illuderebbero le persone migranti che valga la pena provare a raggiungere le coste inglesi, sperando poi di non essere respinti in Ruanda.

Il risultato di tutte queste scelte politiche miranti a garantire la sicurezza e la ricchezza della Fortezza Europa, è solo più incertezza e pericoli per le persone migranti, la cui volontà viene ancora una volta messa a tacere.

 

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