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Forum globale sui rifugiati: a Ginevra con la “promessa di agire”

Si svolgerà da domani al 15 dicembre, a Ginevra, la seconda edizione del Forum globale sui rifugiati. Previsto dal Global compact sui rifugiati, il Forum ha l’obiettivo di realizzarne i principi di solidarietà e cooperazione. *** Aggiornamento 15 dicembre: le conclusioni, i “numeri” dell’evento (UNHCR 15 dicembre 2023, in inglese) ***

 

(Foto UNHCR).

 

«Al termine di un anno devastante, segnato da crisi di rifugiati nuove, o che si riaccendono e non cessano, si ha la sensazione di trovarsi di fronte ad un precipizio. I bisogni umanitari superano le risorse ed i conflitti stanno distruggendo le vite di 114 milioni di persone in fuga e apolidi, tra cui 36 milioni di rifugiati. Anche le comunità che hanno generosamente ospitato queste persone sono messe a dura prova. Eppure c’è una speranza e una promessa di agire. A Ginevra si terrà il più grande incontro mondiale sui temi dei rifugiati. Ci incontreremo in uno spirito di solidarietà, determinati a mobilitare la volontà politica per alleviare la pressione su chi ospita e lo stress che pesa sui rifugiati e cercare soluzioni durature. Agendo oggi, possiamo trasformare le vite; ritardando, le conseguenze saranno fin troppo evidenti».

Parole di Arafat Jamal, coordinatore del Forum globale sui rifugiati 2023 (GRF in sigla inglese), che si svolgerà da domani al 15 dicembre a Ginevra.

Il GRF si tiene ogni quattro anni. E’ stato previsto dal Global compact (Patto globale) sui rifugiati proclamato nel dicembre 2018 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Ha l’obiettivo di assicurare la realizzazione dei principi di solidarietà e cooperazione internazionale contenuti nel Compact. E chiama a raccolta gli Stati membri dell’ONU a livello ministeriale, rifugiatI e comunità di accoglienza, attori dello sviluppo, settore privato, organizzazioni della società civile, religiose, internazionali, autorità locali, università e ricercatori, parlamentari, organizzazioni sportive «e tutti coloro che hanno un ruolo nel sostegno alle persone rifugiate».  

Il primo Forum si è tenuto nel 2019. Da allora, informa l’UNHCR, ha raccolto oltre 1.700 «impegni e iniziative». «Il mondo oggi è cambiato – ha affermato  Arafat Jamal – e le esigenze sono in aumento, ma gli obiettivi fondamentali del Patto restano cruciali».

In primo luogo, elenca Jamal – i Paesi d’accoglienza hanno bisogno di aiuto. Tre quarti dei rifugiati vivono in Paesi a basso o medio reddito che hanno aperto le frontiere e condiviso le loro modeste risorse. «Hanno fornito un bene pubblico globale. Ora hanno bisogno di maggiore sostegno».

Poi, i rifugiati chiedono di essere autonomi. «Un rifugiato produttivo rappresenta un contributo, piuttosto che un peso, per chi lo ospita. Molti Paesi ospitanti hanno eliminato le restrizioni e ampliato i servizi per includere i rifugiati. Ora gli altri Paesi devono fare tesoro di questa esperienza».

Ancora, «abbiamo bisogno di più reinsediamenti e percorsi complementari. Le Nazioni più ricche possono creare programmi di istruzione e mobilità lavorativa e consentire il ricongiungimento familiare».

Un quarto elemento, infine, è la creazione di condizioni che consentano ai rifugiati di tornare in patria in sicurezza e dignità. «Questo aspetto è spesso dimenticato. Ci auguriamo che, con una rinnovata attenzione per la costruzione della pace, al Forum si possano gettare i semi per trovare delle soluzioni». Anche se, ricorda il presidente del GRF,  in «occasione del primo GRF la comunità internazionale ha riconosciuto che non esistono soluzioni umanitarie ai problemi politici. Ora, è sempre più evidente che dobbiamo prestare maggiore attenzione alle cause profonde». 

 

GRF 2023, fra numeri & impegni

L’UNHCR e il governo elvetico prevedono di ospitare a Ginevra per il GRF 2023 almeno sette capi di Stato, vicepresidenti e capi di governo, tre vice primi ministri, 30 ministri degli Esteri e 95 tra ministri e deputati. Formalmente, il Forum è “co-convocato” da cinque Paesi: Colombia, Francia, Giappone, Giordania e Uganda.

Parteciperanno, fra gli altri, circa 300 delegati rifugiati (il 10% circa dei partecipanti totali) oltre ai «massimi livelli dello sport e dell’economia, che si impegneranno insieme a fondazioni di beneficienza, istituzioni finanziarie, agenzie delle Nazioni Unite, organizzazioni umanitarie e di sviluppo, autorità locali, ONG, gruppi religiosi, accademici e singoli cittadini».

Al centro della convention «ci sono gli impegni». «Gli Stati e la società civile – promette il coordinatore del GRF Arafat Jamal – annunceranno impegni trasformativi in settori quali l’istruzione, l’accesso al mercato del lavoro, i processi di pace, la mitigazione del cambiamento climatico e il reinsediamento. Ci saranno anche impegni forti su situazioni specifiche, tra cui quelle che riguardano gli afghani, i rifugiati del Corno d’Africa, i rohingya, i centroamericani e i centroafricani»

 

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