Prosegue il dossier di Vie di fuga sui Global compact. L’iter del compact sui rifugiati è ormai alla “bozza 2”. In questa e nella prossima news i giudizi, le questioni aperte, cosa dovrebbe (potrebbe) cambiare con l’adozione di questi accordi.
Il nuovo video dell’UNHCR per il Global compact sui rifugiati.
Global compact sui rifugiati: le consultazioni formali alle Nazioni Unite di questi mesi hanno ormai portato a una “bozza 2” (draft 2) che porta la data dello scorso 30 aprile e che modifica la “bozza 1” del 9 marzo in una serie di punti.
Intanto, in queste stesse settimane, in un video di un minuto e 20 secondi l’UNHCR ha provato a condensare un’informazione essenziale e “a bassa soglia” sul Global compact.
«Come può il mondo condividere meglio la responsabilità dei rifugiati? – esordiscono i sottotitoli del filmato – L’86% di loro vivono in Paesi poveri o a medio reddito. Ma è responsabilità di tutti noi fare ognuno la sua parte. I Paesi ospitanti dovrebbero essere rafforzati e non messi a dura prova quando aprono le porte».
Segue un micro-intervento di Flippo Grandi, alto commissario ONU per i rifugiati: «Le risposte ai bisogni dei rifugiati sono state e sono, tradizionalmente, di natura umanitaria. Ora, noi diciamo che su questo tema gioca un ruolo importante il fattore sviluppo: e infatti, quali risposte diamo ai bisogni di educazione e di mezzi di sussistenza, e ai bisogni delle comunità ospitanti?».
«Stiamo lavorando su una risposta più sistematica ai movimenti di rifugiati – risponde una seconda batteria di sottotitoli – per costruire un piano grazie al quale governi, organizzazioni internazionali e altri attori assicurino alle comunità ospitanti il supporto di cui hanno bisogno e ai rifugiati una migliore inclusione. In tutto il mondo i Paesi devono fare un passo in avanti nell’accoglienza dei rifugiati, assicurando un’azione sistematica su una scala molto più vasta, aiutandoli a prosperare, non solo a sopravvivere (helping refugees thrive, non just survive)».
Fra le immagini del video, anche quelle di una buona pratica che è già realtà, un grande impianto di pannelli solari finanziato dalla Germania per dare elettricità a 80 mila rifugiati in Giordania: «Farà risparmiare milioni di dollari e una risorsa finora inutilizzata sarà di aiuto ai bisogni energetici di quel Paese».
Verso un incontro periodico globale
Con un taglio per forza di cose più tecnico, Volker Türk, assistente dell’Alto Commissario per i rifugiati per il settore Protezione e già direttore della divisione Protezione internazionale dell’UNHCR, ha così presentato la “draft 2” nei giorni scorsi: «Speriamo che essa rifletta e si armonizzi con il feedback dato dai Paesi membri dell’ONU, in particolare sui meccanismi concepiti per facilitare la condivisione del peso e delle responsabilità e per ampliare il supporto ai Paesi ospitanti».
«Questi meccanismi – ha aggiunto Türk – comprendono un incontro periodico globale a livello ministeriale per fare il punto sui progressi ottenuti e per raccogliere nuovi impegni di sostegno in linea con il Global compact, ma anche “piattaforme di sostegno” per situazioni specifiche e “conferenze di solidarietà” che potrebbero concentrare attenzione e risorse su particolari situazioni di fuga e di asilo».
(segue)
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