Il progetto “Jaama dambè” nel centro di accoglienza Baja Sunajola a Lu Bagnu (Sassari) ha l’obiettivo di trasformare il “limbo” vissuto da molti giovani migranti in un periodo di impegno piuttosto che di passività e solitudine, pensando già all’ingresso nel mondo del lavoro con le opportunità offerte dall’artigianato. Quattro i laboratori dell’iniziativa: pelletteria, intreccio sardo, musica e agricoltura.
* di Gabriella Gaetani
Jaama dambé, ovvero unione tra culture diverse in mandinka, wolof, arabo e urdu, è un progetto nato all’interno del CTA Baja Sunajola a Lu Bagnu, una località a 40 chilometri da Sassari: coinvolge in modo stabile 15 ragazzi ospiti del centro e ha l’obiettivo di creare un gruppo attivo di artigiani. I laboratori del progetto sono quattro: pelletteria, intreccio sardo, musica e agricoltura.
I protagonisti provengono da diversi Paesi: Senegal, Gambia, Nigeria, Congo. Sono tutti molto giovani, hanno diverse esperienze alle spalle e aspettano i documenti da mesi.
Il responsabile dell’integrazione, Federico Carbini, spiega che Jaama dambé nasce con la finalità di rendere l’attesa che molti migranti stanno vivendo un periodo di impegno piuttosto che di passività e solitudine. Il progetto, infatti, cerca di trasformare in modo produttivo il tempo delle persone che vivono all’interno del centro.
I laboratori rappresentano un’occasione per “non pensare ai propri problemi” – confida C., un giovane proveniente dal Gambia -. Jaama dambé impegna le persone, persone che non hanno nulla da fare, e permette di dimenticare il passato, almeno per un po'”. Ed è proprio così: seguendo la musica, si entra nella sala che ospita i laboratori di artigianato, dove una decina di giovani di diverse nazionalità lavorano insieme per confezionare borse, portafogli, bracciali, gioielli, cinture, cestini.
Al mercatino, con un occhio al mondo del lavoro
In realtà fra gli obiettivi del progetto c’è anche quello di creare effettive opportunità di lavoro. Così Jaama dambè ha iniziato a partecipare a diversi mercatini. Il ricavato spetta all’artigiano che ha creato l’articolo e, in piccola parte, viene reinvestito per acquistare le materie prime e gli attrezzi necessari al laboratorio.
I giovani partecipanti si dimostrano contenti. Vogliono rimanere in Italia, Jaama dambé insegna loro un mestiere. “Non voglio rubare o comportarmi male. Voglio andare avanti secondo le regole italiane, Jaama dambé e gli organizzatori ci aiutano”, dice un giovane artigiano del centro.
Gli ideatori del progetto, Martina
Mugnaini e Federico Carbini, sperano di riuscire a coinvolgere il maggior numero di ragazzi possibile, anche se alle volte non è facile. Infatti non tutti lo desiderano. Molti preferiscono trascorrere il tempo in solitudine, mentre altri non hanno idea di quanto tempo rimarranno al Baja Sunajola. Il contesto nel quale si inserisce il progetto rappresenta infatti un “limbo” per molti. Un giovane rifugiato suggerisce però che “tutti dovrebbero essere interessati a partecipare, senza rimanere tutti i giorni a pensare ai loro problemi”.
Obiettivo finale dell’evoluzione del progetto è la costituzione di un’associazione composta anche da migranti e rifugiati: un organismo indipendente in cui tutti possano partecipare attivamente alle decisioni.
Invitiamo i lettori a visitare la pagina FB “Artigianato Jaama” e il sito internet www.jaamadambe.it/
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