E arrivò un altro decreto. Dopo la chiusura dell’“Emergenza Nord Africa”, con la coda di polemiche e critiche che si è portata dietro (https://viedifuga.org/?p=7666), compare sulla Gazzetta Ufficiale del 12 marzo un decreto “ad personas”, ovvero rivolto a tutte le persone che sono giunte in Italia tra il 1° gennaio e il 5 aprile 2011 in seguito ai fatti della “Primavera araba”. Il decreto prevede che, alla scadenza del 31 marzo, alle persone entrate in Italia tra gennaio ed aprile 2011, non verrà rinnovato il permesso di soggiorno temporaneo per motivi umanitari. Per loro restano così due sole possibilità: il rimpatrio assistito oppure la conversione del permesso “umanitario” in permesso di lavoro per motivi di lavoro, famiglia o studio.
Dopo il 5 aprile 2011…
Chi invece è entrato in Italia dopo il 5 aprile 2011 e non ha ottenuto il riconoscimento dello status di rifugiato politico, ha la ragionevole speranza che la sua posizione sia rivista e che gli sia riconosciuto il diritto a stare in Italia con un permesso di soggiorno per motivi umanitari. Ma da dove nasce la data limite del 5 aprile 2011? Tra gennaio e aprile di quell’anno entrarono in Italia circa 23.000 persone in fuga dalla Tunisia in rivolta. Il governo italiano di allora, che in un primo momento parve non farsi carico della questione dato che molte di queste persone erano dirette in Francia, fu costretto, anche per l’atteggiamento delle autorità francesi che chiusero il valico di Ventimiglia, a prendere delle iniziative. Ai tunisini entrati entro il 5 aprile, data in cui venne siglato un accordo ad hoc con il nuovo governo tunisino che si faceva carico di controllare le proprie coste, venne concesso un permesso di soggiorno per motivi umanitari che fu rinnovato di volta in volta fino ad ora. I tunisini invece entrati in Italia dopo la firma dell’accordo sono stati quasi tutti rintracciati e rinchiusi nei CIE, da dove per la maggior parte sono stati rimpatriati forzatamente. Ora si è deciso che può bastare per tutti. Chi non sceglie il rimpatrio assistito e non fa domanda per un permesso di soggiorno per motivi di lavoro, famiglia, studio, dal 1° aprile 2013 sarà considerato irregolare.
Che ne sarà ora di quei 4.000?
Di quei 23.000 sei mesi fa ne risultavano ancora in Italia circa 4.000 e difficile sapere se oggi si trovino o meno nelle condizioni di ottenere un permesso di soggiorno ordinario, anche se non sembra realistico che la maggior parte di loro possa avere trovato una stabilità e un lavoro in questi mesi. Proprio i progetti di inserimento, accompagnamento alla ricerca del lavoro e dell’abitazione sono stati il punto debole di tutta la gestione dell’“Emergenza nordafrica”. E non è neppure probabile che chi si trovi ancora in Italia dopo tutti questi mesi abbia davvero intenzione di ritornare in Tunisia, dato che verosimilmente l’avrebbe già fatto. Il rischio di questo decreto è che con un tratto di penna improvviso si creino altre migliaia alcune migliaia di irregolari. Persone che, se in questi mesi fossero state accompagnate con seri progetti di inserimento sociale, sicuramente si troverebbero oggi in una condizione di autonomia più dignitosa e più socialmente sostenibile.
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