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La lista del console – Alessandro Rocca (regia) – Documentario – 52′ – SGI/Rai Cinema con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte e Regione Piemonte (Piemonte Doc Film Fund) – Italia 2012

Pierantonio Costa in "La lista del console".
Pierantonio Costa in “La lista del console”.

* di Maria Lucia Di Stefano

Il documentario racconta come nel 1994 l’allora console italiano in Ruanda Pierantonio Costa salvò 2000 persone di cui 375 bambini, mettendo a repentaglio la sua stessa sopravvivenza e quella della sua famiglia. «In mezzo a tanta violenza e sofferenza qualcosa avevo fatto. Solo questo. Questo e niente più».

Per il trasporto delle persone Costa ha organizzato più viaggi verso il confine con il Burundi, dove la Croce Rossa lo attendeva per prendersi cura dei sopravvissuti (da Ginevra era giunto il divieto di entrare in Ruanda). Pur avendo constatato che il mondo aveva deciso di non intervenire, non si è arreso, decidendo di fare qualcosa adoperando le sue conoscenze, i suoi mezzi e la sua autorità per «salvare il salvabile».

I fatti risalgono al 7 Aprile del 1994, l’alba del genocidio ruandese, quando il presidente Juvenal Habyarimana venne uucciso in un attentato aereo. A questo episodio fece seguito il massacro di almeno 800 mila persone, soprattutto tutsi ma anche hutu moderati.

Fra l’aprile e il luglio 1994 il Ruanda per 100 giorni visse uno dei più grandi crimini contro l’umanità, nell’indifferenza della comunità internazionale. Poi, la reazione militare tutsi provocò l’esodo di due milioni di rifugiati hutu…

«L’educazione civile o civica è una questione di formazione e di dovere», ha detto di recente lo stesso Costa poco prima di una proiezione del documentario al Museo Diffuso della Resistenza di Torino. Ma queste parole spingono chi le ascolta a una riflessione: perché quasi tutti gli altri decisero di non intervenire? Se un solo uomo è riuscito a salvare così tante persone, le Nazioni Unite avrebbero potuto evitare che tutto ciò accadesse?

L’ambasciatore del Ruanda a Parigi, Jacques Kabale Nyangezi, anch’egli presente all’incontro, ha sottolineato come nessuna parola, gesto, persona, neppure il tempo cancellerà quanto accadde in quei 100 giorni di 21 anni fa. Oggi il Ruanda sta dimostrando di essere un Paese che cerca di rialzare la testa. Ma ha ancora detto il console Costa: «Le cicatrici dei sopravvissuti hanno colpito l’immaginazione del mondo intero. Ma a Kigali non aiutano la memoria. Qui se porti addosso i segni del genocidio la gente pensa che tu sia stato semplicemente fortunato. Perché sei ancora vivo».

Collegamento

Qui sotto il trailer de La lista del console:

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