108 operatori e avvocati hanno documentato le prassi illegittime delle Questure su asilo, accoglienza e permessi di soggiorno. L’associazione di studi giuridici aveva già pubblicato all’inizio del mese, con altre associazioni, il rapporto “Attendere, prego” sugli ostacoli nell’accesso alle procedure di protezione internazionale.
«Agli operatori e operatrici del diritto che si interfacciano tutti i giorni con le questure e l’amministrazione pubblica è noto che spesso vengono poste in essere prassi che non rispettano il dettato normativo vigente. Vengono così ostacolati l’accesso a diritti fondamentali, quali la protezione internazionale, l’accesso a misure di accoglienza o il rilascio di permessi di soggiorno. L’utenza straniera, senza poter far riferimento a mediatori linguistici e senza adeguata informativa legale, è particolarmente esposta a tali violazioni».
«È noto», ma adesso l’ASGI lo ha documentato con uno studio sistematico, per quanto “pilota”, su scala nazionale.
108 operatori e avvocati soci ASGI, in questa fase di sperimentazione, hanno risposto a un questionario su alcune procedure di competenza degli uffici Immigrazione delle Questure, in particolare quelle per la protezione internazionale, per l’accesso alle misure di accoglienza e per i tempi di rilascio dei permessi di soggiorno sia in fase di prima emissione che di rinnovo. Il monitoraggio ha coperto 55 delle 107 province italiane.
Fonte: studio pilota ASGI 2024.
Asilo, il “caso” MilanoAll’inizio di aprile l’ASGI aveva già pubblicato con altre associazioni il dossier Attendere, prego. Report sugli ostacoli nell’accesso alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale in Italia. “Un anno fa, il 5 aprile aprile 2023, la Questura e la Prefettura di Milano hanno adottato un nuovo sistema online per accedere alla procedura per il riconoscimento della protezione internazionale. In teoria, questo sistema avrebbe potuto contribuire ad alleviare le barriere, i ritardi, le condizioni precarie e la violenza con cui si confrontano le persone che cercano di chiedere protezione. Slot limitati, continui cambi di orari e altre pratiche discriminatorie avevano infatti portato al sorgere di lunghe code di persone che spesso dormivano per giorni in condizioni difficili fuori dalla Questura di Milano nella speranza di ottenere un appuntamento per chiedere protezione, e in diverse occasioni, i media e la società civile avevano documentato l’uso della forza da parte delle autorità nei confronti delle persone che intendevano chiedere protezione. [Tuttavia] il nuovo sistema digitalizzato ha in gran parte spostato, e non risolto, le barriere e i ritardi che molte persone richiedenti protezione continuano ad affrontare, rendendoli invisibili agli occhi dei più. Queste nuove barriere digitali includono la mancanza di conoscenze, strumenti e alfabetizzazione necessari per utilizzare la piattaforma online, la mancata disponibilità delle informazioni in molte delle lingue parlate da chi cerca protezione e le falle del sistema online. Meno di un quarto delle persone che intendono richiedere protezione consultate per il presente report hanno dichiarato di aver tentato di utilizzare il portale online da sole e hanno affermato di essere riuscite a fissare un appuntamento in Questura. Nuove code – sia fisiche che online – si sono formate presso le realtà del terzo settore che sono state designate – senza però ricevere alcun sostegno finanziario – per supportare le persone che cercano di accedere al sistema online per prenotare un appuntamento per chiedere protezione internazionale a Milano.” (dal comunicato per il report Attendere, prego, aprile 2024) |
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