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* di Silvia Ponzio
 
L’albinismo è ancora una causa di omicidio e violenza in molti Paesi africani. Oggetto di superstizione, derisione ed emarginazione, gli albini africani vivono tra il terrore di sparire e l’amara consapevolezza di non poter avere grandi aspirazioni di vita.

Le notizie principali arrivano dalla Tanzania, dal Camerun, dall’Uganda, dal Burundi, dal Kenya e dallo Zimbabwe dove ogni anno scompaiono o vengono brutalmente mutilate e uccise persone affette dall’albinismo, una malattia congenita consistente nella mancanza di melanina nella pelle, nell’iride e nei capelli. Le difficoltà iniziano alla nascita: si crede che il neonato albino porti disonore alla famiglia, dunque le madri spesso si sentono in colpa o sono abbandonate dai mariti, i quali credono che il bambino sia frutto di un rapporto con un bianco. Non è raro che molti neonati siano uccisi per evitare tutto ciò.

Sin da subito devono fare i conti con i forti raggi solari che causano tumori alla pelle e la prematura scomparsa, soprattutto nell’età adolescenziale. Un albino in Africa non passa inosservato anche per il suo abbigliamento, camicie e pantaloni lunghi, cappelli larghi e occhiali scuri per proteggere la pelle e gli occhi, e per il fatto di doversi applicare anche 3 volte al giorno una crema protettiva sulla pelle.
Fra le varie avversità che devono affrontare e che influenzano la loro vita, vi è la mancanza di istruzione. Si crede che soffrano di disabilità intellettiva e che sia inutile investire sulla loro formazione. Quando, invece, hanno la possibilità di andare a scuola, le maestre e le classi non sono preparate ad accogliere le esigenze di un bambino ipovedente.
Tutta la loro vita è segnata da emarginazione e discriminazione. È difficile che raggiungano una posizione sociale rilevante o semplicemente che riescano a rapportarsi con gli altri. Gli albini sono percepiti sia come demoni o fantasmi e sia come persone dai poteri taumaturgici. Dalla nascita sin dopo la morte sono in costante pericolo di essere mutilati: unghie, capelli, parti del corpo e anche organi interni sono molto richiesti dai guaritori tradizionali per poter creare rimedi contro malattie o amuleti per propiziare le proprie attività. Si crede che non muoiano normalmente, ma si sciolgano a contatto con la pioggia e che avere un rapporto sessuale con un albino guarisca dall’Hiv, amara conseguenza sono gli stupri e il diffondersi del virus.
Le denunce alla polizia non mancano, ma il velo di omertà è così fitto da impedire indagini e protezione efficaci. I colpevoli di omicidi e violenze continuano a vivere nell’impunità e gli albini nella paura.

Al Shaymaa J. Kwegyir

Un esempio positivo arriva dalla Tanzania. Nel 2008 Al Shaymaa J. Kwegyir, una donna albina, è stata eletta membro parlamentare dal presidente Jakaya Kikwete. Da allora Al Shaymaa è impegnata nella difesa dei diritti degli albini. Racconta di essere stata sempre amata e supportata dai suoi genitori, ma è consapevole della fortuna che ha avuto e che molti albini vivono con una paura costante, nascondendosi ai margini della società.
Sono numerose le associazioni e le ong sorte per difendere i diritti degli albini con la speranza che finisca presto quest’epoca di demonizzazione e superstizione.

In Italia si conosce questa situazione anche grazie a Stephane Ebongue, un camerunense albino cresciuto con l’ansia di scomparire durante una “caccia all’abino” come accadde a suo fratello Maurice e scappato nel 2007  proprio a causa di uno di questi episodi. Con non poche difficoltà è riuscito a raggiungere l’Italia, dove ha ottenuto lo status di rifugiato. In Camerun una leggenda narra che sia necessario versare il sangue degli albini per poter placare l’ira degli dei. In tal modo, quando un vulcano attivo vicino al paese di Stephane iniziò la sua attività, egli fu costretto ad abbandonare famiglia e lavoro per cercare rifugio altrove. Da allora cerca in ogni modo di diffondere la conoscenza su questa tematica, sperando che le cose possano migliorare. Stephane è  andato a vivere vicino a Torino e insegna l’italiano a stranieri e rifugiati; il suo sogno è quello di tornare nel suo paese natale per costruire una biblioteca attrezzata con video-ingranditori per permettere ai bambini albini, ipovedenti, di poter studiare. In un’intervista Stephane racconta che, non potendo lavorare nei campi sotto il sole, l’unica possibilità per un albino è lo studio, ma in molte zone dell’Africa non esiste alcuna preparazione in merito.

Stephane è l’esempio di tanti africani che stanno lottando per dare all’albinismo il suo reale significato, scevro da superstizioni e credenze, in modo da dare una chance a molte persone che soffrono per un’infondata discriminazione sociale.

 

Riferimenti:

Zeru Zeru the Ghosts di Yorgos Avgeropoulos – documentario 58’- 2009.

Albinismo news – portale di studio e ricerca sull’albinismo www.albinismo.it

Tanzania albino society – associazione in difesa degli albini in Tanzania www.tanzaniaalbinosociety.org

Il bianco e il nero: La Differenza portale sulla condizione degli albini in africa https://www.facebook.com/pages/Il-bianco-e-il-nero-La-Differenza/280018922008460

Uganda Albinos Association www.ugandaalbinos.org

 

 

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