È il gudizio di mons. Perego, presidente della CEMI e della Fondazione Migrantes. Il provvedimento appena approvato dal governo apre le porte a «numeri di lavoratori insufficienti a fronte delle richieste dei diversi mondi produttivi ». Forse l’unico aspetto positivo è che i lavoratori irregolari sfruttati potranno (teoricamente) avere una permesso di soggiorno per motivi speciali se denunceranno caporali e sfruttatori.
Un provvedimento che «genera più insicurezza in terra e in mare per i migranti, ma anche per tutti noi». Mons. Gian Carlo Perego, presidente della CEMi (Commissione migrazioni) e della Fondazione Migrantes della CEI definisce così il nuovo “decreto flussi “Disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali“.
Il decreto legge «prevede 165 mila lavoratori stagionali e a tempo indeterminato, con un aumento di 10 mila “quote” per le collaboratrici familiari – tira le somme mons. Perego -. Si tratta di numeri di lavoratori insufficienti a fronte delle richieste dei diversi mondi produttivi (industriale, agricolo, commerciale) che ne chiedevano tre volte il numero assegnato. Inoltre, senza incontro tra domanda e offerta di lavoro sul territorio – e senza la possibilità di convertire un permesso di protezione speciale o una richiesta d’asilo in un permesso per il lavoro, prevedendo anche quote adeguate – crescerà nuovamente, di conseguenza, il lavoro irregolare. Parliamo, almeno secondo le stime, di 500 mila lavoratori. È dimostrato, infatti, come il mondo dei richiedenti asilo siano impegnati in diversi comparti lavorativi, dall’agricoltura all’artigianato e ai servizi».
Ai lavoratori migranti irregolari e sfruttati «teoricamente» il nuovo decreto dà la possibilità di avere un permesso di soggiorno per motivi speciali se denunceranno caporali e sfruttatori.
Ma «continuando a non far incontrare domanda e offerta di lavoro, con il sistema attuale dei flussi, perderemo ancora risorse importanti, nella misura di miliardi di euro, per la previdenza, l’assistenza e la salute di cui abbiamo un grande bisogno. Lo ha recentemente confermato anche il presidente dell’INPS Gabriele Fava in un’intervista al quotidiano Avvenire dello scorso 6 luglio, parlando dell’obiettivo “di un aumento della base occupazionale e quindi dei contributi previdenziali per garantire maggiore sostenibilità all’intero sistema e pensioni di importo equo per i cittadini. In questa direzione vanno anche un’immigrazione meglio governata e aiuti concentrati sulle famiglie“».
Corollario del decreto flussi sono, infine, la possibilità da parte delle forze dell’ordine di controllare i cellulari dei migranti («dispositivi e supporti elettronici») per identificarli immediatamente, e una stretta sulle misure di sicurezza per i mezzi di soccorso delle ONG «solo per giustificare i fermi amministrativi, cosa che che significa meno possibilità di soccorso in mare per i migranti in fuga».
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