La lista comune di “Paesi sicuri di provenienza” proposta a settembre dalla Commissione Europea pone seri problemi di compatibilità con la normativa internazionale sul diritto d’asilo: una presa di posizione dell’ECRE.
Le liste di “Paesi sicuri di provenienza”, e tanto più la lista comune proposta a settembre dalla Commissione Europea, pongono seri problemi di compatibilità con la normativa internazionale sul diritto d’asilo. Lo afferma l’ECRE, la rete europea di ONG che per l’Italia comprende fra le altre il CIR (Consiglio italiani rifugiati), in una dettagliata presa di posizione sull’argomento.
Se tuttavia alla fine la proposta della Commissione dovesse essere adottata, l’ECRE chiede almeno che i richiedenti asilo originari dei Paesi compresi dalla lista europea abbiamo la possibilità di un appello immediato con effetto sospensivo del diniego; che siano rafforzati i meccanismi che consentono di sospendere un Paese dalla lista; e che vengano eliminati dal testo attuale, come criteri di inclusione dei Paesi in lista, sia il requisito di appartenenza al Consiglio d’Europa sia lo status di Paese candidato all’ingresso nell’Unione Europea, dal momento che, nei fatti, questi due criteri sono tutt’altro che indicativi del rispetto dei diritti umani nei Paesi in questione.
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