Ottobre 2023 un nuovo fronte di dolore si è aperto in una terra dove la sofferenza è presenza quotidiana da decine di anni. Il 7 ottobre 2023 Israele e Palestina hanno visto riaccendersi i riflettori internazionali sulla loro terra in seguito agli attacchi di Hamas contro il popolo ebraico.
Si tratta dell’ennesima tragedia del conflitto israelo-palestinese e dell’ennesima tragedia che insanguina la Striscia di Gaza, la porzione di territorio palestinese tra Israele ed Egitto, sotto il controllo di Hamas (anche se Israele controlla lo spazio aereo, marittimo e i confini, con tutti gli scambi commerciali e gli ingressi di persone).
Il Papa continua a porre l’attenzione sulla situazione disperata della Striscia: all’indomani dell’attacco di Hamas, Israele ha risposto infatti in modo implacabile, con effetti devastanti sulla popolazione: l’intera Gaza è stata presa in ostaggio, senza corrente, acqua e carburante. “Le vittime aumentano e la situazione a Gaza è disperata” ha dichiarato il Papa, “Si faccia, per favore, tutto il possibile per evitare una catastrofe umanitaria. Inquieta il possibile allargamento del conflitto, mentre nel mondo tanti fronti bellici sono già aperti. Tacciano le armi, si ascolti il grido per la pace dei poveri, della gente, dei bambini. La guerra non risolve alcun problema, semina solo morte e distruzione, aumenta l’odio, moltiplica la vendetta […]”.
E il popolo della Striscia? L’Egitto si è rifiutato di aprire un corridoio umanitario per i rifugiati di Gaza. È una questione complessa che affonda le radici nella storia: in occasione della prima guerra arabo-israeliana, nel 1948, all’epoca della nascita di Israele, una parte di palestinesi fu accolta nella Striscia di Gaza, che allora era un territorio controllato dall’Egitto. Settant’anni dopo quelle persone sono ancora lì. I campi profughi nati allora sono diventati vere e proprie città. Per molti cittadini della Striscia spostarsi in Egitto oggi, per scappare dai bombardamenti, significherebbe compiere di nuovo un viaggio senza ritorno. Nati in una terra che nonostante tutto considerano casa rischierebbero di morire come rifugiati in una terra che considerano straniera (e dove sono considerati stranieri) e di ripetere così il destino dei loro padri e dei loro nonni.
Senza considerare che l’Egitto non ha alcuna voglia di ospitare sul suo territorio una presenza palestinese che rischia di diventare permanente, soprattutto se sotto l’influenza di Hamas. La frontiera tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, al valico di Rafah, resta quindi quasi totalmente chiusa e un popolo soffre sotto bombardamenti continui. Si contano già più di trecentomila sfollati all’interno di Gaza, fuggiti dalle zone più colpite dall’aviazione israeliana per rifugiarsi in altre meno rischiose. Ma il numero di vittime non smette di aumentare e le condizioni di vita sono diventate infernali. Le ong chiedono l’apertura di corridoi umanitari, ma non per evacuare i residenti, per soccorrerli.
Ad oggi Israele non sta compiendo nessuna distinzione tra i combattenti di Hamas e la popolazione civile e lo stato ebraico corre il rischio di essere accusato di voler infliggere una punizione collettiva, una pratica vietata dalla convenzione di Ginevra. Resta da chiedersi se è il terrorismo che causa il terrore o è il terrore quotidiano inflitto a un popolo che porta al terrorismo.
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