A ottobre 2015 è stato presentato, in un convegno tenutosi a Palermo, il libro “Quale sguardo sui migranti forzati? L’esperienza dell’ambulatorio del Policlinico di Palermo”. Un testo che racconta la storia di un progetto maturato e condotto dall’ambulatorio siciliano con i migranti.
La cura della salute dei migranti è cominciata nell’isola sul finire degli anni ’80 a livello di volontariato, per diventare più articolata a partire dal 1996, quando si radica il diritto alla salute per tutti, aventi o meno i documenti. Un’attenzione specifica ai rifugiati si palesa in due tappe, la prima nel 2005 con l’istituzione presso l’ambulatorio di medicina interna del Policlinico di Palermo di uno spazio dedicato alle vittime di tortura che poi, a partire dal 2008, viene arricchito anche dello sguardo etno-psichiatrico.
Nell’introduzione al volume leggiamo le parole di Mario Affronti, Responsabile Ambulatorio di Medicina delle Migrazione dell’A.O.U.P. “Paolo Giaccone”: “All’inizio c’è stata la consapevolezza del riconoscimento della dignità, della libertà e dell’autonomia dell’individuo. […] Prima ancora di essere un malato, chi chiede il nostro aiuto è una persona”.
Il progetto dell’ambulatorio è portato avanti da qualche anno, in collaborazione con la Società italiana di medicina delle migrazioni e il libro Quale sguardo sui migranti forzati, pubblicato grazie al sostegno della Fondazione Migrantes, racconta “l’esperienza di un approccio pluridisciplinare per la cura e la prevenzione delle malattie mentali di coloro che vengono messi a dura prova in seguito alla migrazione e al cambio totale di cultura”. Sono 137 le persone che sono state seguite dal progetto con un approccio di “tipo complentarista” che vede la collaborazione di uno psicologo, un antropologo, un educatore culturale e un medico internista. Quasi il 77 per cento dei pazienti è di sesso maschile, in totale i minori sono circa il 22 per cento.
Il libro, suddiviso in vari capitoli, è scaricabile interamente.
Consulta qui il pdf di “Quale sguardo sui migranti forzati? L’esperienza dell’ambulatorio del Policlinico di Palermo”
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