Nei primi mesi di quest’anno il numero di richiedenti asilo registrati nell'”UE+” è stato inferiore addirittura del 41% rispetto allo stesso periodo del 2020, cioè al bimestre che ha preceduto il “lockdown europeo”: si sono registrati forti aumenti quasi soltanto in due Paesi-tappa della rotta balcanica, la Bulgaria (+ 391%) e la Romania (+ 152%), e al suo termine (in Austria, + 37%). Nel 2020 un vero e proprio crollo dei reinsediamenti nell’UE “allargata”, – 58% rispetto al 2019. Ma c’è anche la pesante eredità dei dinieghi e di alcune “falle sistemiche”.
«Il 2020 ha visto il numero più basso di domande d’asilo presentate nell'”UE+” dal 2013. Le 485.000 domande hanno segnato una diminuzione del 32% rispetto al 2019 (716.000) e una diminuzione del 64% rispetto al picco nel 2015 (1,4 milioni). Tuttavia, la riduzione delle domande di protezione è dovuta principalmente alle restrizioni che hanno colpito la mobilità e le chance di viaggio, piuttosto che a una diminuzione del numero di persone bisognose di protezione».
Lo riconosce l’EASO, l’Ufficio europeo di supporto all’asilo, che presenta oggi il suo Asylum report 2021, dedicato alla situazione nell’UE “allargata”, cioè l’Unione a 27 Paesi con l’aggiunta di Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein.
Ancora oggi chiedere protezione è più difficile che nel pre-pandemia
(Fonte EASO giugno 2021). |
Reinsediamento, il crollo
Per la prima volta dal 2017, nel 2020 il numero di decisioni in prima istanza sulle domande di asilo (534.500) ha superato quello delle domande ricevute. Così, il volume delle richieste in attesa di decisione è sceso del 18% rispetto al 2019: 773.600 le domande pendenti a fine anno rispetto alle 942.100 di fine 2019.
Secondo l’Ufficio europeo, «gli Stati membri hanno rapidamente adattato le loro procedure d’asilo (alla situazione generata dalla pandemia di COVID-19, ndr) anche attraverso l’uso di strumenti digitali».
Ma «altre aree del sistema comune europeo di asilo si sono quasi fermate. Per la prima volta in sette anni, il programma di reinsediamento dell’UE, che offre un percorso di protezione sicuro e strutturato, ha registrato una diminuzione significativa (– 58% rispetto al 2019) del numero di rifugiati trasferiti in Europa».
L’eredità dei dinieghi
Ancora una volta, l’anno passato lascia al presente una pesante eredità, aggravata dalle difficoltà della pandemia: nel 2020 quasi tre quinti (58%) delle decisioni in prima istanza sulle domande di asilo sono state negative; solo al 21% dei richiedenti, infatti, è stato riconosciuto lo status di rifugiato, al 10% la protezione sussidiaria e all’11% quella umanitaria.
In istanza finale su ricorso la percentuale di diniego sale addirittura al 71%.
«Altre falle sistemiche sono state aggravate dalle misure restrittive per la pandemia – aggiunge l’EASO -. Mentre le autorità riorganizzavano l’accoglienza per consentire il distanziamento sociale, alcuni Paesi hanno avuto poco spazio di manovra in centri di accoglienza già affollati».
Collegamento
Richiedenti asilo nell’UE “allargata”: i dati provvisori ad aprile 2021
Allegati
EASO Asylum Report 2021, la sintesi in italiano (file .pdf 2 mbyte)
EASO Asylum Report 2021, il testo integrale in inglese (file .pdf 7 mbyte)
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