L’anno scorso i richiedenti asilo che hanno ottenuto protezione internazionale in prima istanza nell’UE “allargata” sono stati uno su tre (meno di uno su cinque in Italia). A livello europeo continuano a persistere fortissime differenze negli esiti a seconda del Paese in cui i richiedenti hanno presentato domanda di protezione. On line su Vie di fuga tutti i primi dati EASO per il 2019.
Nel 2019, nel territorio dell'”UE+” ha ricevuto il riconoscimento di status di rifugiato o di protezione sussidiaria in prima istanza un richiedente asilo esaminato su tre. Per il 70% circa di queste decisioni positive si è trattato dello status di rifugiato e per il 30% della protezione sussidiaria (il dato non comprende le protezioni umanitarie, ancora previste nell’ordinamento di vari Paesi).
La percentuale complessiva del riconoscimento dei due benefici, pari al 33% esatto delle 574 mila domande d’asilo esaminate l’anno scorso (v. sotto nell’allegato, dati EASO ancora con un margine di provvisorietà), certamente non è elevata, ma è quasi doppia, ad esempio, di quella analoga registrata in Italia sulla base degli ultimi dati del Viminale a oggi disponibili, aggiornati al periodo gennaio-ottobre: il 18% di status di rifugiato o di protezioni sussidiarie concessi rispetto al totale degli esaminati (rispettivamente 11% e 7%).
Paese che vai…
Il nuovo, sintetico rapporto 2019 Asylum Trends dell’EASO evidenzia che a livello europeo, a dispetto della dicitura “sistema europeo comune di asilo”, continuano a persistere fortissime differenze negli esiti a seconda del Paese in cui i richiedenti hanno fatto domanda di protezione.
«Per gli afghani – ad esempio – la percentuale di esiti postivi varia fra il 21% e il 73% nei tre Paesi che (sempre nel 2019, ndr) hanno emesso più decisioni in assoluto, ma la variazione è molto più ampia se si guarda a tutti i Paesi dell'”UE+”», cioè i 28 Stati membri con Norvegia e Svizzera.
Ma notevoli variazioni nel riconoscimento, sempre nei tre Paesi d’asilo principali, si registrano anche per gli irakeni (24-67%), iraniani (25-65%), somali (32-99%) e sudanesi (15-83%). «Di contro, la divaricazione è minore per i richiedenti fuggiti dalla Siria (85-96%) e dall’Eritrea (71-86%)», anche se almeno per i siriani la divaricazione riscontrata nel ’19 si è rivelata maggiore che nel ’18.
Allegato
2019 EU Asylum Trends (EASO, febbraio 2020, file .pdf 2 mbyte)
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