* di Adele Manassero
Per le strade di Torino domenica si è svolta la marcia silenziosa. In ricordo degli 800 migranti morti annegati il 18 aprile 2015 hanno sfilato silenziosamente diverse centinaia di persone. Unica voce quella che ricordava ad uno ad uno i nomi delle vittime.
Partita dai quartieri popolari, luoghi di crisi ma anche di accoglienza, la marcia si è diretta verso il centro della città «dove la paura dell’altro genera sospetto, incomunicabilità e violenza», come si legge dal sito dell’evento, dove perciò più occorre creare spazi di ascolto, occasioni di incontro e momenti di riflessione.
A scandire i passi della traversata, una voce che ha enunciato i nomi e cognomi di tutti coloro che sono morti annegati il 18 aprile. Nomi e cognomi che hanno rimbombato per le strade di Torino tra passanti disinteressati della domenica e curiosi che si avvicinavano per chiedere il significato di quella marcia priva di stendardi, bandiere e oratori. Nomi e cognomi appartenuti a persone, persone che per alcuni (ancora vivi e a spasso per la città) sono esistite solo nel momento in cui i loro nomi sono stati pronunciati ad alta voce. Nomi e cognomi, identità assordanti che per un istante sono riemerse dai silenziosi fondali del Mediterraneo per essere commemorate e riconosciute come persone oltre che come migranti.
Per ognuno di loro sono stati portati in marcia dei lenzuoli bianchi e, giunti in piazza Castello, questi “sudari” sono stati deposti a terra nel silenzio, l’uno di fianco all’altro, in segno di commiato nella sepoltura: lenzuola singole, matrimoniali e teli più piccoli, in ricordo di giovani, donne, bambini, uomini e famiglie annegati inseguendo il loro futuro.
Sono state pronunciate solo poche parole (che trovate qui di seguito) senza microfono e cerimonie, parole per ricordarci che in fondo “siamo tutti migranti, siamo tutti persone”.
«18 Aprile 2015: più di 800 migranti sono morti annegati, nel tentativo di raggiungere le nostre coste. Ennesima tragedia, ennesima reazione di estemporanea indignazione con rivendicazioni e scambi di accuse reciproche.
Per riconoscere dignità umana e diritto di sepoltura a tutti i migranti che sono morti e continueranno a morire sulla rotta verso la speranza si è deciso di organizzare questa marcia, apartitica ed aconfessionale senza clamori, bandiere e simboli. Solo lenzuola bianche, in ricordo di quelle in cui è consuetudine, nei loro paesi d’origine, ricomporre i propri cari per la sepoltura.
Siamo tutti migranti, siamo tutti persone.
Siamo persone dell’altrove e cerchiamo l’altro.
Strani frutti. Questi nostri silenzi, questa rabbia appena nascosta contro di loro che non degniamo di uno sguardo, già rivolto altrove. Senza alcuna memoria, non vediamo, non ci vediamo.
Loro muoiono in mare o nel deserto, vittime delle nostre scelte economiche e politiche, del nostro silenzio complice, della nostra paura, della nostra indifferenza.
Invisibili. Corpi ridotti a merce nei campi e nei traffici. Sono numeri quando vivi, nulla se scomparsi in fondo al mare.
Desaparecidos.
Quanti ancora?
Solo per un istante pensate ad una madre, ad un padre che con il nuovo giorno salutano un figlio per non vederlo mai più. Pensate al più indifeso o alla figlia più bella.
E’ storia, volontà, desiderio di guardare insieme dentro questi abissi, dentro questa crisi di senso, a Torino città di approdo, di solidarietà e speranza, città che ha già accolto il nostro sud.»
La marcia è stata proposta dalla Pastorale Migranti, da CarovaneMigranti e dal Comitato “Verità e giustizia per i nuovi desaparecidos” ed è stata condivisa ed organizzata assieme a moltissime altre realtà del territorio.
Sito della marcia: http://www.marcia28giugno.org
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