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Archivio Tag: sport

Mondiali di atletica, maratona: Gabriyesos non ci sarà, il testimone dei rifugiati al solo Hassan

L’atleta di origine eritrea è stato costretto a rinunciare per una seria malattia virale. Ma ai suoi tifosi ha già dato appuntamento per la mezza maratona di Riga, all’inizio dell’autunno. Alla maratona di oggi, a Budapest, rimane comunque iscritto un altro rifugiato, l’etiope Omar Hassan.***Aggiornamento: alla maratona un buon piazzamento per Hassan ***

Budapest, Mondiali di atletica leggera 2023: ecco i nomi e i volti dell’Athlete Refugee Team

La rappresentanza dei rifugiati ai Campionati mondiali di atletica leggera iniziati oggi nella capitale ungherese è composta di sei atleti. Due, fra cui la già due volte olimpionica Anjelina Nadai Lohalith, sono originarie del Sud-Sudan, uno della Siria, uno del Marocco, uno dell’Etiopia. Ma partecipa anche l’eritreo Tachlowini Gabriyesos, ad oggi l’atleta rifugiato di maggior successo. Chissà che i sei dell’Athlete Refugee Team nei giorni di Budapest non riescano a dire qualcosa, con il loro coraggio e la loro determinazione, all’Ungheria di Viktor Orbán che nel 2022, profughi ucraini a parte, ha concesso asilo a 30 (trenta) rifugiati.

Giochi Paralimpici di Tokyo 2020, in prima mondiale anche una squadra di rifugiati

Ancora una volta nel raccontare le storie, il coraggio dei sei atleti rifugiati dei Paralympic Games e il significato della loro rappresentanza è facile scivolare sulle bucce della retorica, dei luoghi comuni. Però, nonostante tutto, a Tokyo 2020 è ancora possibile ricordare qualche briciola di verità, magari facendo la tara del… “di troppo”.

Refugee Olympic Team, Tachlowini Gabriyesos nella top 20 della maratona

A Tokyo 2020 l’atleta del Refugee Olympic Team, il primo rifugiato ad essersi mai qualificato per una maratona olimpica, è arrivato 16° (su altri 75 colleghi che nell’afa di Sapporo sono riusciti a concludere la prova) a pochi minuti dal vincitore: da oggi può dirsi tra i migliori atleti del mondo. Si è “allenato” fra l’altro attraversando a piedi il deserto verso il Sudan, l’Egitto e poi Israele in fuga dall’Eritrea, quando era ancora un ragazzino di 12 anni.

Partecipare a Tokyo 2020? È dare una speranza alle ragazze che “non dovrebbero fare ciclismo”

Alle Olimpiadi di Tokyo la ciclista Masomah Ali Zada, rifugiata in Francia, è arrivata venticinquesima su 25 atlete nella cronometro femminile su strada. Ma ha commentato: «Non ha importanza come mi sono piazzata, quello che conta è che ho dato una speranza alle donne che nel mondo si sentono dire che non dovrebbero andare in bicicletta». Masomah è stata costretta a lasciare l’Afghanistan nel 2016 per la sua passione sportiva.

Tokyo 2020, una vittoria per Kimia Alizadeh del Refugee Olympic Team

La giovane rifugiata di origini iraniane ha eliminato in un match di taekwondo la due volte campionessa olimpica Jade Jones. Con altri 28 atleti, Alizadeh fa parte del Refugee Olympic Team che sta partecipando alle Olimpiadi di Tokyo. La portabandiera della squadra Yusra Mardini, siriana: “Lo sport mi ha salvato la vita”.

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

“Alcune volte è una fuga, altre una scelta, sempre contiene una speranza e una promessa. La strada di chi lascia la sua terra”. Una graphic novel che racconta alle nuove generazioni le storie, le persone e le ragioni delle migrazioni.

La vignetta

by Mauro Biani – Repubblica
maurobiani.it

IL DIRITTO D’ASILO - REPORT 2020

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