Oggi 14 marzo, a Torino, tra colori, bandiere e striscioni, circa mille persone, tra rifugiati, migranti e solidali, hanno manifestato pacificamente per dire “no” allo sgombero delle palazzine occupate dell’ex Moi, oggi casa di 750 persone (la maggior parte esuli dell’”emergenza” Nord Africa)…
* di Marco Anselmi
La manifestazione, arricchita da slogan come “Talk to me not about me”, “Scusate se non siamo annegati”, “Proteggere le persone, non i confini!” e guidata da ritmi reggae, è partita da Piazza Carlo Felice alle ore 15.00 e si è conclusa a Porta Palazzo, luogo simbolo della multiculturalità torinese, alle ore 19.00.
Questa manifestazione, alla quale hanno aderito anche centri sociali, associazioni del quartiere Lingotto, partiti politici e movimenti sindacali, è nata con l’obiettivo di contestare la decisione presa, nel gennaio scorso, dalla Procura di Torino e dal Gip Luisa Ferracane di mettere sotto sequestro le palazzine; provvedimento giunto, anche, dopo le campagne dei mesi precedenti di molti esponenti della destra torinese, Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia) e Fabrizio Ricca (Lega Nord) su tutti.
Il corteo, nel suo evolversi, fin dalla partenza ha vissuto momenti toccanti. Molti degli abitanti delle palazzine dell’ex villaggio olimpico, spinti dallo striscione “Casa, Lavoro, Dignità. Non si sgombera la libertà”, hanno raccontato e urlato in strada le loro loro storie, e in Piazza Castello, mentre alcuni di loro parlavano, tra i cartelli pubblicitari dal titolo “Passaggi” della Biennale Democrazia (evocativi anche essi delle loro storie e di quella del Moi), un telo blu con delle barchette di carta veniva steso e agitato in aria, in una “performance” che rimandava tutti gli osservatori ai tanti e terribili naufragi nel Mediterraneo e nel canale di Sicilia.
La “festa”, come è stata definita la manifestazione da uno dei rifugiati politici, oltre che a Piazza Castello si è fermata anche sotto il Comune, dove ad attenderla c’era la musica dei ragazzi della Bandaradan, e da lì si è diretta al suo penultimo stop, prima di quello finale di Piazza della Repubblica, di fronte i cancelli dell’Ufficio Anagrafe.
Qui i ragazzi del Comitato solidarietà migranti e rifugiati e quelli dei Gruppi scuola del Moi e della Salette, altro luogo abitato da rifugiati, hanno appeso uno striscione con scritto “Rispetto quale? Residenza virtuale!”, per celebrare la vittoria dei rifugiati nel dicembre 2013 circa l’ottenimento della residenza in Casa Comunale 3, riconoscimento che permette l’accesso a molti diritti fondamentali e che, spesso, molte Questure italiane tendono a non assegnare o riconoscere ai rifugiati politici e ai richiedenti asilo.
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