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Tutti i muri del mondo – Bulgaria e Turchia

* di Jacopo Baron

Nel mondo ci sono circa venti muri, una decina già operativi e una decina in costruzione, che dividono le cosiddette frontiere a potenziale rischio immigrazione clandestina. Filo spinato, fossati, muri in cemento ma anche in sabbia e pietra: le barriere anti-immigrazioni si adeguano alle condizioni geografiche-economiche dei Paesi e parlano delle nostre paure.

Muro Bulgaria-Turchia: 30 km steccato con filo spinato

28 gennaio 2011, Al-Hasakah, Siria. Un uomo chiamato Hasan Ali Akleh si cosparge di benzina e si da fuoco, innescando le prime proteste contro il governo del presidente Baššār al-Asad.1 Nel mese successivo le contestazioni – e le relative contromisure prese dal governo di Damasco – crescono d’intensità degenerando, nel giro di pochi mesi, nella guerra civile. A quasi tre anni di distanza il conflitto ha provocato più di centomila morti e più di due milioni di rifugiati, ai quali vanno sommati i quattro milioni di sfollati ancora bloccati all’interno del paese (dati UNHCR).2

Da mesi la comunità internazionale s’interroga e dibatte sulle modalità di un possibile intervento, rivelandosi incapace di fornire risposte adeguate. Questo immobilismo è stato fortemente deprecato dai paesi confinanti con la Siria e ha indotto i ministri degli esteri di Giordania, Libano, Turchia e Iraq a presentare, durante il meeting di settembre organizzato dalle Nazioni Unite a Ginevra, dei reports sui flussi dei profughi siriani, esigendo dei contributi concreti in merito alla loro gestione.3 Qualcosa sembrava dunque in procinto di muoversi, e in effetti, misure concrete sono state approvate e messe in cantiere. Ma non nella direzione auspicata.

La Bulgaria, paese membro dell’Unione Europea, ha infatti deciso di costruire una barriera di 30 chilometri al confine con la Turchia, proprio per contrastare il crescente flusso di rifugiati siriani proveniente dall’Asia minore. Il ministro degli interni bulgaro, Tzvetlin Yovchev, ha così commentato: “se non riusciamo a gestire il flusso dei rifugiati potremmo incorrere in una crisi umanitaria, la quale avrebbe ripercussioni su tutta la sfera sociale”. Yovchev ha poi addotto, nelle motivazioni della costruzione del muro, un aumento nell’indice della criminalità, e riportato di come dei 6.445 rifugiati entrati in Bulgaria dall’inizio dell’anno, 4.445 siano siriani4: una vera rivoluzione, per il paese nel suo insieme e per quel confine in particolare se si pensa che, negli anni della cortina di ferro, essi rappresentavano la via privilegiata per fuggire dal blocco sovietico.

La costruzione del muro è stata annunciata a metà ottobre e prevede l’erezione di una barriera alta 3 metri che coprirà 30 dei 259 chilometri che compongono il confine condiviso con la Turchia. Il completamento è previsto per marzo 2014. Il governo, nel tentativo di minimizzare l’importanza della decisione, ha fatto notare come questo non coincida con l’intero confine e ha spiegato che il muro “proteggerà” i migranti dalle pericolose foreste presenti nell’area in questione5.

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