L’Ucraina è uno stato dell’Europa orientale che si posiziona alla 74º posizione nell’indice di sviluppo umano. È uno dei paesi più poveri d’Europa per PIL pro capite. Tuttavia, grazie alla presenza di estese pianure fertili, l’Ucraina è dei uno maggiori esportatori di grano al mondo.
2014: anno zero della guerra russo-ucraina
In Ucraina vi è un conflitto armato che dura da otto anni, da quando la Russia, nel 2014, ha invaso e annesso la Crimea, territorio appartenente all’Ucraina. Tale azione di forza è stata la risposta russa alle manifestazioni di piazza di Kiev cominciate il 21 novembre 2013. Manifestazioni spontanee della popolazione legate alla sospensione, da parte del governo ucraino – presieduto da Viktor Janukovich – dei preparativi per la firma di un accordo tra Ucraina ed Unione Europea di associazione e libero scambio.
Le proteste sono durate tre mesi ed hanno assunto le caratteristiche di una guerra civile. Dopo molti scontri e oltre 100 morti, il 21 febbraio Viktor Janukovich è fuggito e ha lasciato l’Ucraina. La crisi in Crimea è iniziata pochi giorni dopo, il 26 febbraio 2014, quando un gruppo di uomini ha fatto irruzione nel Parlamento di Simferopoli, capitale della Repubblica autonoma di Crimea issando sul tetto la bandiera russa. Nei giorni successivi c’è stata una progressiva invasione di truppe russe in Crimea che hanno preso il controllo delle strade principali, dell’aeroporto e circondato le basi militari ucraine impedendo di fatto l’uscita ai militari.
Nello stesso lasso di tempo, la Russia ha assunto con la forza il controllo di due regioni orientali ucraine, sostenendo dei movimenti separatisti filorussi. L’uscita della Crimea dalla sfera di controllo ucraina ha infatti alimentato il fronte separatista dell’area del Donbass, dove il 6 aprile 2014, a seguito di alcune manifestazioni, alcuni cittadini filorussi armati si sono impadroniti di alcuni palazzi governativi nelle capitali regionali di Donetsk e Lugansk. Tacciate di terrorismo dal governo di Kiev e spalleggiate da Mosca, quelle manifestazioni hanno costituito il nucleo del movimento separatista sfociato nella proclamazione della DNR (Repubblica popolare di Donetsk) e della LNR (Repubblica popolare di Lugansk), entità che stanno alla base dell’attuale guerra.
2022: anno ottavo della guerra russo-ucraina
Dopo 13mila morti, città abbandonate e migliaia di civili in fuga, gli scontri si sono fermati – almeno ufficialmente – con gli accordi di Minsk, siglati nel 2015 da Russia e Ucraina.
Gli accordi prevedevano 13 punti fra cui il cessate-il-fuoco e il ritorno delle regioni ribelli all’Ucraina, in cambio di maggiore autonomia, ma non mai stati attuati. Il cessate-il-fuoco è stato più volte violato inoltre, negli accordi, non vi era alcuna indicazione sull’ordine in cui i 13 punti dovessero essere messi in pratica e Russia e Ucraina hanno interpretato la tabella di marcia in modo molto diverso l’una dall’altra.
Tra Mosca e Kiev vi erano divergenze anche sul contenuto delle modifiche costituzionali. Se l’Ucraina proponeva una riforma dello Stato in senso federale, il governo russo pretendeva che le repubbliche di Donetsk e Lugansk avessero, tra le altre cose, un proprio corpo di polizia e un sistema giudiziario separato. «Da qui emerge quella che forse è la ragione principale del fallimento degli accordi di Minsk. La Russia non riconosce nell’Ucraina uno Stato dotato di piena sovranità, secondo il modello tradizionale. Al contrario, come per tutti i Paesi nell’area post-sovietica, il governo di Putin ritiene di poter interferire negli affari interni dei singoli Stati in nome della tutela delle minoranze di etnia russa che vi risiedono. Questo perché Mosca ha sempre riconosciuto quello spazio come propria legittima sfera di influenza.»
Si è giunti così all’alba del 24 febbraio 2022, giorno in cui il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di invadere la vicina Ucraina. La decisione è avvenuta poco dopo il riconoscimento ufficiale delle repubbliche separatiste del Donbass: Donetsk e Lugansk, e l’invio di truppe nel territorio con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di peacekeeping.
Da allora è in corso un conflitto che ha progressivamente coinvolto l’intero Paese, non risparmiando nessuna provincia e che non accenna a una risoluzione pacifica, nonostante i diversi tentativi diplomatici messi in campo da febbraio 2022.
Tentativi di analisi un conflitto in corso
Tentare la lettura e l’analisi del conflitto fra Russia e Ucraina è impresa complessa e articolata. Poche guerre recenti hanno ricevuto una copertura mediatica più intensa di quella in corso in Ucraina da febbraio 2022. La maggior parte dei media occidentali ha dato grande risalto alle violazioni del diritto internazionale e soprattutto alle violenze dell’esercito invasore russo, all’autodifesa ucraina simboleggiata dal presidente del Paese, Zelensky, alle drammatiche sofferenze della popolazione civile ucraina, costretta a una fuga che, per rapidità e intensità, non ha precedenti nella storia europea recente.
Solo nei primi mesi della guerra milioni di persone si sono mosse, in due direzioni opposte: più di 7,5 milioni di persone, soprattutto donne e bambini, hanno lasciato il Paese mentre 2,4 milioni di persone vi sono rientrate6. Le vittime civili sono migliaia, fra morti e feriti ma si tratta di stime probabilmente al ribasso e comunque in continua evoluzione.
La guerra sta coinvolgendo molti Paesi nel mondo e ha un impatto a livello globale. L’Occidente – Unione Europea, Stati Uniti e NATO – non è intervenuto militarmente in Ucraina, ma ha rafforzato le difese militari al confine con l’area NATO, ha inviato armi e imposto durissime sanzioni a Putin. Dal canto suo, il capo del Cremlino ha firmato un decreto che impone il pagamento del gas russo in rubli, ha vietato l’ingresso nel Paese ai leader europei e ha emanato delle contro-sanzioni nei confronti dell’Occidente.
La polarizzazione politica intorno al conflitto sta rendendo difficile sviluppare un’analisi lucida delle sue molteplici cause profonde, una condizione necessaria per comprendere quale sia la strada da seguire per avviare un autentico e duraturo processo di pace tra Federazione Russa e Ucraina, nel quadro di un nuovo sistema europeo e internazionale di sicurezza.
Rifugiati e sfollati: mappa di un’umanità in fuga
L’Unhcr, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, ha creato il proprio portale di dati sulla situazione dei rifugiati ucraini. Con un costante aggiornamento dei numeri è lo strumento più efficace per comprendere i movimenti di rifugiati da e verso l’Ucraina. Al 7 ottobre 2022, sono 7,643,944 milioni i rifugiati dall’Ucraina registrati in Europa a cui bisogna aggiungere altri 4,207,891 milioni di cittadini ucraini che hanno chiesto la protezione temporanea detta anche speciale.
I rifugiati ucraini in fuga dalla guerra possono infatti appellarsi in Europa al sistema di protezione speciale, attivato con una direttiva approvata il 4 marzo (decisione di esecuzione 2022/382 del consiglio UE). Obiettivo è stato introdurre una protezione temporanea per i cittadini ucraini residenti in Ucraina, che sono sfollati a partire dal 24 febbraio 2022 incluso. Questo sistema straordinario risulta regolato dalla direttiva 2001/55/Ce risalente al 2001 e che da allora non era più stato utilizzato. Nello specifico, istituisce la concessione quasi automatica dell’asilo agli ucraini e a chi risiedeva in Ucraina prima del 24 febbraio. Tutto questo significa permessi di soggiorno, di lavoro, alloggio e istruzione per i minori con procedure molto snelle e ridotte. Il problema è che man mano che il sistema d’accoglienza europeo, già al collasso prima di questa crisi, ha cominciato a saturarsi, alcuni centri non sono riusciti più a evadere le richieste, e le code fisiche si stanno trasformando in code virtuali in attesa di un appuntamento.
Per quanto riguardi gli sfollati l’ultimo dato disponibile è quello del Rapporto sullo sfollamento interno — Round 8 dell’indagine sulla popolazione generale, condotto fra 17 – 23 agosto 2022 dall’OIM. Il dato finale vede 6,243,000 milioni di ucraini che hanno abbandonato le proprie case e si trovano in una situazione di emergenza umanitaria.
Ucraini in Italia
Al 30 settembre 2022 sono quasi 159mila le persone totali che hanno fatto richiesta di un permesso di soggiorno temporaneo in Italia (come previsto dalla direttiva 55/2001), di cui 114.026 donne e 44.824 uomini. Si tratta per ovvie ragioni per lo più di donne perché dall’inizio dell’invasione russa è vietato agli uomini fra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese. Non a caso le fasce in cui è più bilanciata l’età fra uomini e donne è quella dei minori di 18 anni.
La maggiorparte dei profughi provenienti dal conflitto ha trovato ospitalità da connazionali già residenti in Italia. Non ha funzionato (o ha funzionato davvero poco) sia l’ospitalità nel SAI cioè nel sistema d’accoglienza italiano sia l’accoglienza diffusa nelle famiglie. Secondo il Dossier Statistico Immigrazione 2022, a cura di IDOS, i problemi di questo fallimento sono dovuti alle impostazioni burocratiche che hanno vanificato le virtuose intenzioni di chi si rendeva disponibile ad aprire le porte di casa.
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