di Marco Calabrese
All’ITIS Majorana di Grugliasco (provincia di Torino) è stato progettato e presentato il primo videogame che parla di migranti. I giocatori, simulando di essere una famiglia siriana costretta a scappare, dovranno superare quattro tappe per riuscire ad arrivare in Italia: nel mezzo, molte scelte e altrettante difficoltà.
Un gioco di ruolo, un videogame come tanti altri che vede dei ragazzi giocare contro il computer, anche se in questo caso il tema è decisamente inusuale: infatti, per la prima volta un videogioco parla di migranti. Migranti siriani per l’esattezza e del viaggio che oramai milioni di persone hanno compiuto.
L’idea è venuta a Marcello Bozzi, professore di informatica dell’istituto: «Da anni collaboriamo con il Comitato Resistenza Colle del Lys e all’interno di questa collaborazione è stata proposta come tematica da far approfondire ai ragazzi quella dei flussi migratori, analizzando in particolare quello siriano. Io mi occupo di videogame applicati alla didattica e mi è stato chiesto di creare qualcosa che li potesse coinvolgere».
Così è nato “Il Viaggio”: i ragazzi vengono divisi in gruppi di massimo cinque persone, all’interno di ciascun gruppo c’è un capofamiglia, ovvero l’unico che può prendere decisioni, gli altri possono solo discutere per far valere le proprie idee. «Volevo far discutere i ragazzi tra di loro su un punto specifico delle migrazioni, un aspetto che potevano sentire come vicino cosi da immedesimarsi almeno in piccola parte con i migranti veri e propri. Sto per partire per un viaggio, devo fare delle scelte: cosa portare e cosa lasciare. Mi serve del cibo per andare avanti, ma magari vorrei portare anche qualcos’altro che mi ricorda casa e cosi via per ciascuna delle quattro tappe: Siria, Turchia, Grecia e infine Italia. All’inizio puoi portare via tutto quello che pensi sia necessario, ma c’è ovviamente un costo in termini di fatica, man mano che si procede con il gioco magari si è costretti a vendere qualcosa per comprare del cibo o per contrattare con lo scafista».
Un modo diverso di sensibilizzare sul tema dei migranti, ma «utile per introdurre quanto meno una discussione sulla problematica. Magari quando i ragazzi vedono le immagini in tv non realizzano bene cosa sta succedendo, così abbiamo cercato di far conoscere loro una dinamica del fenomeno migratorio, provandola in un videogame».
«Tutti i ragazzi che hanno partecipato» conclude il professor Bozzi «hanno giocato con piacere e sono stati molto coinvolti. Si è generato quel processo di discussione a cui puntavamo affinché ogni gruppo prendesse una decisione. Abbiamo inserito anche una sorta di classifica con statistiche e punteggi per renderlo più intrigante, adesso speriamo di riuscire a continuare a svilupparlo».
Alcuni arrivano alla fine e vincono, per altri invece il game over arriva prima che possano continuare il viaggio, come nella vita reale, anche se qui si può sempre ricominciare.
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