Il numero di migranti ambientali nel mondo è in continua crescita: secondo la Banca Mondiale diventeranno 220 milioni nel 2050. Un fenomeno aggravato dalla guerra in Ucraina. E’ uno dei dati del Dossier Statistico Immigrazione 2022, a cura di IDOS, in collaborazione con Centro Studi Confronti e Istituto di Studi Politici “S. Pio V”. Nel mondo 1 persona su 78 è stata costretta a lasciare la propria abitazione, il proprio Paese e molto spesso la propria famiglia. Alla fine del 2021, erano 89,3 milioni i migranti forzati, in aumento dell’8% rispetto all’anno precedente. Un numero che ha superato la soglia dei 100 milioni dopo l’invasione russa dell’Ucraina dello scorso 24 febbraio.
A questi si aggiungono i migranti forzati per cause climatiche, invisibili per legge, per i quali non è prevista la protezione internazionale. Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre (Idmc), negli ultimi 15 anni i disastri naturali sono stati la causa principale della maggior parte degli sfollamenti interni. Solo nel 2021 sono stati registrati 23,7 milioni di nuovi sfollati per cause ambientali, contro i 14,3 milioni determinati dai conflitti. Tra i Paesi più colpiti: Cina, Filippine e India. Secondo la Banca mondiale, entro il 2050 i migranti ambientali potrebbero arrivare ad essere 220 milioni di persone.
Dal Dossier risulta che “l’impatto del cambiamento climatico non è uguale per tutti. Una maggiore vulnerabilità può essere ricondotta sostanzialmente a tre fattori principali: geografico, ossia vivere in aree più fragili e maggiormente esposte agli effetti del riscaldamento globale; socio-economico, legato all’assenza di risorse e servizi, all’incapacità di adattarsi o prevenire gli impatti della crisi climatica-ambientale; fisiologico, connesso alle specificità di singole categorie (bambini, donne, anziani)”. In sintesi, a essere colpiti sono soprattutto i Paesi poveri e i poveri che vivono nei Paesi ricchi.
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