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UNHCR sarà presente nei centri italiani per migranti (in attesa di apertura in Albania)

L’UNHCR ha accettato il ruolo di “monitoraggio e consulenza” per una durata iniziale di tre mesi nei centri italiani per migranti in territorio albanese. L’Agenzia della Nazioni Unite non aveva partecipato ai negoziati tra Roma e Tirana ma, dopo ulteriori informazioni ricevute dal governo italiano, ha deciso di garantire la sua presenza.

Secondo Jeff Crisp, intervistato da Il Manifesto «L’annuncio sembra suggerire che [l’UNHCR] stia aderendo all’agenda di esternalizzazione e contenimento dei rifugiati, presumibilmente nella speranza di mantenere il sostegno finanziario e diplomatico dei paesi Ue». Infatti nelle ultime settimane l’organizzazione ha elaborato delle proposte per favorire la delocalizzazione fuori dal territorio Ue delle richieste d’asilo «più deboli». La partecipazione dell’UNHCR al Protocollo Italia-Albania “per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria”, sembra essere quindi solo uno dei passi verso un’apertura alle posizione della destra sovranista.

Il Protocollo firmato dai premier, Giorgia Meloni ed Edi Rama, lo scorso 6 novembre a Roma è poi stato ratificato dal Parlamento italiano il 15 febbraio.

L’agenzia Onu monitorerà il trattamento dei migranti e le modalità di attuazione dell’intesa. In sostanza, prima dell’ingresso nei centri, le persone migranti sarebbero sottoposte a un primo screening già dopo le operazioni di salvataggio, per poi essere trasferite in una sorta di nave hotspot al porto di Shengjin. Il personale dell’Unhcr dovrà vigilare su ognuno di questi passaggi e al termine dei tre mesi “metterà a disposizione del governo italiano e degli altri attori interessati le proprie raccomandazioni”. Nella nota con cui ha annunciato il suo impegno, l’Unhcr ha evidenziato che per garantire l’indipendenza della sua funzione di monitoraggio non riceverà alcun fondo da Roma.

Il protocollo Italia-Albania in sintesi

Cosa prevede il trattato

Il trattato prevede che le strutture siano gestite dalle autorità italiane, secondo le leggi italiane. La polizia albanese fornirà solo l’attività di sorveglianza all’esterno. Le spese per l’allestimento dei centri sono a carico dell’Italia e la loro gestione costerà 670 milioni di euro in 5 anni.

I due centri: Gjader e Shengjin

L’Hotspot di Gjader conterrà tre diverse strutture. La prima avrà posti per 880 migranti provenienti da cosiddetti “Paesi sicuri” – ai quali verranno applicate le procedure accelerate di frontiera (durata massima 28 giorni), per determinare se dovranno avere diritto alla protezione oppure dovranno essere rimpatriati. La seconda sarà un Centro di permanenza per il rimpatrio da 144 posti (nel quale saranno trattenuti i non aventi diritto alla protezione, fino al momento del loro rimpatrio). La terza sarà un mini-penitenziario da 20 posti, in cui verrà detenuto chi – all’interno del centro – sarà sorpreso a compiere reati. In questi giorni, 

L’hotspot di Shengjin invece sarà destinato allo screening sanitario, al fotosegnalamento e alla prima accoglienza dei migranti salvati nel Mediterraneo centrale e trasferiti in Albania.

Chi verrà portato in Albania

Secondo quanto precisa il governo italiano, nei due centri albanesi potranno essere portati solo migranti soccorsi in acque internazionali da navi italiane, ma con l’esclusione tassativa di donne, bambini e appartenenti a categorie vulnerabili. Nella prima fase i trasferimenti verso Shengjin avverranno a bordo di unità navali militari italiane. Ma dal 15 settembre – e per i successivi 3 mesi – i viaggi saranno a carico di imbarcazioni private fornite dagli armatori che si aggiudicheranno l’appalto.

A Roma l’esame delle domande d’asilo, con udienze telematiche

La competenza sulle domande di asilo è stata attribuita alla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma, insieme alle sezioni da istituire appositamente. Rispetto ai ricorsi, la competenza è stata assegnata alla Sezione immigrazione del Tribunale di Roma e ai giudici di pace della Capitale. Le udienze civili saranno celebrate in via telematica in 20 aule, da realizzare in territorio albanese.

 

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