di Marco Anselmi Il 2014 per gli inquilini dell’ex Moi di Torino (palazzine occupate dai rifugiati politici da marzo 2013) si è concluso in modo un po’ turbolento:“visite” a sorpresa, manifestazioni e tentativi di riconciliazione con la cittadinanza del quartiere Borgo Filadelfia. Tutto è iniziato il 18 novembre scorso quando, sull’onda mediatica dei fatti romani di Tor Sapienza, alcuni esponenti politici torinesi della destra e della Lega si sono presentanti, senza alcun preavviso, negli stabili occupati dicendo di rappresentare una Commissione di gestione, incaricata di dover controllare lo stato delle proprietà pubbliche e di essere sul luogo per effettuare un sopralluogo. La cosa ha creato molti malumori, sia tra i rifugiati che lì vivono, sia tra i membri del Comitato di Solidarietà per i Migranti che da sempre supporta le battaglie dei rifugiati politici. Il timore peggiore degli occupanti è stato quello di trovarsi nuovamente senza una casa, come già capitato alla fine del febbraio 2013, quando venne decretata finita l’Emergenza Nord Africa. Dialogare per risolvere Per scongiurare tale rischio gli abitanti dell’Ex Moi, il Comitato di Solidarietà e i Rappresentanti Comunali della Circoscrizione IX hanno organizzato il 2 dicembre, all’interno degli spazi dell’Hiroshima (locale noto per concerti e situato nei pressi dell’ex villaggio olimpico), un incontro col quartiere nel quale affrontare le necessità dei profughi e dei cittadini del quartiere. In questo dibattito, molto partecipato, sono state analizzate tutte le criticità quotidiane legate all’occupazione di via Giordano Bruno e si è cercato fin da subito di porre le