*di Adele Manassero “Incoming” di Richard Mosse: reportage ad infrarossi dei viaggi di chi scappa da persecuzioni, guerre e disastri ambientali tra Medio Oriente, Nord Africa e Europa. Saturi delle immagini di barconi in mare e di grandi masse di persone in cammino o nei campi nei Balcani, i media trasmettono spesso e volentieri una rappresentazione disumana di coloro che scappano da guerre, persecuzioni e disastri ambientali in cerca di un nuovo futuro. Amplificando fino allo stremo questo meccanismo, il fotografo irlandese Richard Mosse ha ripreso e fotografato queste persone tra il 2015 e il 2016 in più luoghi in Medio Oriente, Nord Africa e Europa per mezzo di una particolare macchina fotografica ad infrarossi, utilizzata principalmente come tecnologia di sorveglianza, in grado di rilevare un corpo umano a 30,3 chilometri di distanza. Le immagini che ha prodotto non distinguono tra la notte e il giorno o dal colore della pelle e il risultato, come spiega lo stesso artista, “porta con sé una sorta di violenza estetica, deumanizzando il soggetto, dipingendo le persone come mostruosi zombie, spogliando l’individuo del suo corpo e raffigurando un umano come mera traccia biologica“. Il progetto ha dato vita ad una videoinstallazione immersiva che dal 14 Febbraio al 23 Aprile di quest’anno è stata proiettata su tre schermi larghi otto metri presso la Curve Gallery del Barbican Centre di Londra, il tutto accompagnato da una colonna sonora composta da Ben Frost e realizzato con il supporto dell’artista Trevor Tweeten. Dall’installazione è poi nato l’omonimo libro, edito dalla