Alla voce “accoglienza migranti e rifugiati” il ministero dell’Interno stima per questo 2015 una spesa di circa 1.162 milioni di euro. Ma, come rileva il “Rapporto sull’accoglienza di rifugiati e migranti in Italia”, questa spesa viene in gran parte riversata sulle comunità locali sotto forma di stipendi a operatori, affitti e consumi.
Per l’accoglienza di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in questo 2015 il ministero dell’Interno stima una spesa totale di circa un miliardo e 160 milioni di euro: 918 milioni e mezzo per le strutture governative (CARA, CDA, CPSA) e temporanee, più 242 e mezzo per i centri SPRAR. Tanto, poco? Le risposte possono essere le più varie, a seconda dei punti di vista.
Resta il fatto, come osserva il recente Rapporto sull’accoglienza di rifugiati e migranti in Italia del ministero dell’Interno, che «il costo per la gestione dell’accoglienza viene in gran parte riversato sul territorio sotto forma di stipendi a operatori, affitti e consumi e, in ogni caso, rappresenta una piccolissima percentuale, quantificabile nello 0,14%, della spesa pubblica nazionale complessiva».
Spendere meno che nel 2011? Si può e si fa…
Nel 2014 la spesa per l’accoglienza nei CARA, CDA, CPSA e… CIE (sic: il Rapporto bizzarramente sembra non scorporare questa “accoglienza”) era stata di 139 milioni per un totale di circa 10 mila persone presenti a fine anno. La spesa per le strutture temporanee era stata di 277 milioni, con quasi 36 mila persone in accoglienza sempre a fine anno. «A tali spese sono da aggiungere le spese di trasporto dei migranti versi i centri, i contributi erogati ai Comuni per l’accoglienza dei minori, le spese per utenze e per gli interventi straordinari al di fuori dei centri per un ammontare complessivo di circa 20 milioni».
Il totale delle strutture non SPRAR faceva così 436 milioni. «Considerato che l’accoglienza è stata garantita in relazione agli sbarchi registratisi tutto l’anno… i costi della gestione ordinaria dell’accoglienza si attestano nel range di 30-35 euro per gli adulti e di 45 euro per i minori accolti dai Comuni». Chiosa il gruppo di lavoro del Rapporto: «Costi nettamente inferiori ai costi riconosciuti durante l’emergenza nord Africa (del 2011, ndr) pari a 46 euro per gli adulti e a 75 euro per i minori».
Il 27% per l’integrazione, almeno nello SPRAR
Quanto ai progetti SPRAR, nel 2014 sono costati in tutto 197 milioni e mezzo «al netto della convenzione con l’ANCI» per un totale di quasi 23 mila persone accolte.
«I costi giornalieri per posto nei progetti SPRAR sono diversificati in relazione al grado di vulnerabilità delle persone». Si va da una spesa media al netto del cofinanziamento obbligatorio dell’ente locale di 32 euro per i posti ordinari a bando, ai 61 euro per i posti riservati ai minori e ai 73 euro per i posti riservati a persone con disagio mentale. C’è poi la spesa media per i “posti aggiuntivi”, pari a 35 euro. Tirando le somme, «il valore medio ponderato dei costi giornalieri di accoglienza nello SPRAR è pari a 35 euro».
Non indifferente, almeno nello SPRAR (il settore dell’attuale sistema d’accoglienza che ha le “performance” migliori), l’attenzione ai progetti per l’integrazione delle persone accolte: «Secondo le elaborazioni dell’ANCI relative all’analisi dei costi del sistema SPRAR bando 2014-2016, la percentuale di risorse dedicate all’integrazione è pari al 27,3% del totale (15% personale impiegato nei progetti diretti all’integrazione, più 7,3% strumenti diretti per l’integrazione, più 5% servizi come l’inserimento scolastico o l’alfabetizzazione)».
Nel giardino del vicino
Per un confronto un minimo omogeneo su scala europea bisogna rifarsi a qualche anno fa, al 2011 della prima (e costosa, vedi sopra) “emergenza Nordafrica”, quando l’Italia ha speso per ogni richiedente asilo in accoglienza poco più di 21 mila euro a persona. Meno che in Germania (quasi 24 mila euro) e in Svezia (quasi 39 mila).
A corollario della propria analisi “finanziaria”, il Rapporto sull’accoglienza riporta i risultati di un calcolo della Fondazione L. Moressa sul rapporto “costi/benefici” dell’immigrazione regolare nel nostro Paese.
Ne emerge che nel 2012 le entrate pubbliche grazie alle tasse, imposte, contributi pensionistici degli immigrati (tutti i “regolari”, non solo i rifugiati) hanno totalizzato qualcosa come 16,5 miliardi di euro. Nell’anno gli stessi immigrati ci sono “costati” 12,6 miliardi fra sanità, servizi sociali, trasferimenti economici, scuola, giustizia e spese del Viminale. Ma il saldo fra le due cifre è di gran lunga positivo: 3,9 miliardi di “guadagno” per il sistema Italia.
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“Rapporto accoglienza”: il punto (con qualche considerazione a margine) (contiene in allegato il Rapporto integrale)
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