Meno 10% gli arrivi rispetto al 2014. Si tratta soprattutto di rifugiati e migranti eritrei, nigeriani, somali, sudanesi e siriani. Il maggior numero di persone accolte è oggi ospite della Lombardia. Più di 66 mila le domande d’asilo esaminate nell’anno, ma con una percentuale di dinieghi che è arrivata al 58%. Relocation a rilento, per non dire nella paralisi. Però il “sistema-Dublino” (almeno stando ai dati parziali per l’anno appena concluso) funziona a pieno ritmo.
153.600 persone sbarcate contro le 170.100 del 2014: meno 10%. Il dato sui migranti e richiedenti asilo soccorsi e sbarcati sulle coste italiane nell’anno appena concluso smentisce 12 mesi di allarmi apocalittici sulla pressione migratoria alle frontiere italiane.
Uno su due arrivano dai grandi “Paesi di fuga”
È cambiata in parte anche la geografia dei principali Paesi di provenienza: nel 2015 le persone sbarcate nel nostro Paese hanno lasciato, nell’ordine, soprattutto l’Eritrea (26% del totale degli sbarcati, oltre uno su quattro), la Nigeria (14%), la Somalia (8%), il Sudan (6%) e la Siria (5%), che nel 2014 occupava il primo posto. Rispetto al 2014 è diminuita anche l’incidenza di Mali e Gambia.
Quasi un arrivo su due in Italia, il 46%, secondo l’UNHCR «ha come punto di partenza i 10 Paesi che su scala globale producono più rifugiati» (il dato sale all’84% se si considerano tutti gli arrivi via mare nel Mediterraneo, che nel 2015 hanno superato il milione, di cui oltre 851 mila nella sola Grecia).
Accoglienza, è primato Lombardia. Esiti, è record dinieghi
Alla fine dell’anno il sistema d’accoglienza italiano, secondo il Viminale, aveva in carico quasi 102 mila persone nei CAS (i cosiddetti centri di accoglienza “straordinaria”, la tipologia di gran lunga prevalente), nei centri governativi e nei progetti SPRAR. La Lombardia è diventata la prima regione di accoglienza con il 13% del totale, seguita dalla Sicilia con il 12% e da Lazio, Campania, Veneto e Piemonte con l’8% ciascuna.
Sul fronte dell’esame delle domande d’asilo è sempre più preoccupante la percentuale dei dinieghi: si sapeva da tempo che è in crescita, ma nel 2015, alla fine, si è consolidata addirittura sul 58%. Sono 66.266 le domande di protezione esaminate nell’anno («l’83% sul totale delle domande presentate»), di cui solo il 5% hanno avuto come esito lo status di rifugiato, il 15% la protezione sussidiaria e il 22% l’umanitaria.
Fra Dublino e relocation
Intanto fa progressi insignificanti il programma di solidarietà intra-UE per la ricollocazione (relocation) di richiedenti asilo negli altri Paesi membri: se alla fine di novembre quelli partiti dall’Italia erano stati in tutto 159, al 22 dicembre (ultima data disponibile) il totale si è fermato a 184, sui circa 40 mila previsti. Ma sono più risibili ancora le ricollocazioni dalla Grecia, ferme a 82 contro le 66 mila già previste.
Mentre continua a funzionare a pieno ritmo (anche se si sorvola volentieri sull’argomento) il sistema del regolamento “Dublino III”. Dal 1° gennaio 2015 all’inizio di settembre (ultimo aggiornamento disponibile, fonte ministero dell’Interno) l’Italia aveva diramato ai Paesi membri 7.071 richieste di “assunzione di competenza” per altrettanti “casi Dublino”. Ma ne aveva già ricevute dai Paesi membri 17.224, soprattutto da Germania, Svizzera, Svezia, Francia e Austria.
Solo nel 2016, infatti, come osservava già ad ottobre il Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia, «la Commissione Europea intraprenderà la valutazione del sistema Dublino, come esplicitato anche nell’Agenda europea sulla migrazione».
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