In regione il rapporto fra posti occupati nei progetti SPRAR e quelli occupati nei CAS, i centri della cosiddetta accoglienza “straordinaria”, sfiora ormai l’uno a 10, contro una media nazionale di appena uno a sei. Ma in provincia di Torino, a Moncalieri e Alpignano, sono ricomparse anche le grandi (e problematiche) concentrazioni di persone accolte.
13.100 richiedenti asilo e rifugiati in accoglienza. Posti occupati nei progetti SPRAR 1.220, posti occupati nei CAS (i centri di accoglienza “straordinaria”), 11.880: rapporto di uno a 10. E’ la situazione dell’accoglienza in Piemonte fotografata dal ministero dell’Interno in questi giorni di inizio novembre. A livello nazionale, il rapporto posti occupati SPRAR/CAS è “solo” di uno a sei.
Era probabilmente dall'”emergenza Nordafrica” 2011-2013 che almeno nella provincia di Torino si cercava di non ricorrere a grandi concentrazioni di persone accolte (a parte il centro della Croce Rossa di Settimo, nella cintura torinese, forse prossimo a diventare ufficialmente un hub regionale).
Ma a ottobre a Moncalieri, un altro comune della cintura, un hotel, il Meditur, ha visto l’arrivo da Settimo di 160 persone: 90 eritrei a metà mese più una settantina di maliani, ivoriani e nigeriani a fine del mese. Nel frattempo, ha informato il quotidiano La Stampa, una ventina di eritrei hanno lasciato la struttura, cosicché al Meditur, nella zona industriale di Vadò, in periferia, alla fine del mese scorso i richiedenti asilo erano sono “solo” 140.
E sempre a ottobre hanno raggiunto il numero di 300 gli ospiti dell’ex hotel Parlapà di Alpignano, ai piedi della Valsusa.
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