Nove reti di organizzazioni della società civile italiana chiedono una nuova Agenda europea sulle politiche migratorie: «Le politiche migratorie europee, che non prevedono un efficace sistema di ingresso legale, ad oggi non garantiscono di fatto la protezione e il rispetto della dignità delle persone che arrivano o che vorrebbero arrivare».
«I leader UE discutono numerose questioni, fra cui cooperazione in materia di sicurezza e difesa. Si scambiano pareri su economia e commercio, flussi migratori e politica estera. Il 22 giugno si riunisce anche il Consiglio europeo per discutere i negoziati sulla Brexit…», recitava in questi giorni l’informativa del Consiglio Europeo sull’incontro che si tiene fra ieri e oggi a Bruxelles.
Tra sicurezza e Brexit, sui flussi migratori i leader si «scambiano pareri». Ma secondo nove reti di organizzazioni della società civile italiana ci vorrebbe ben altro: una nuova “Agenda” sulle politiche migratorie. La chiedono in un appello rivolto in questi giorni al Governo, al nostro Parlamento e a ai nostri Europarlamentari.
Alla base del documento, una constatazione e quattro cifre. La constatazione: «Le politiche migratorie europee, che non prevedono un efficace sistema di ingresso legale, ad oggi non garantiscono di fatto la protezione e il rispetto della dignità delle persone che arrivano o che vorrebbero arrivare».
Le quattro cifre: a fine 2016 in Europa erano accolti più o meno dignitosamente 3,5 milioni di persone fra richiedenti asilo (2,3 milioni) e rifugiati (1,2 milioni), pari ad appena lo 0,68% della popolazione europea (dati UNHCR). «Comparando lo sforzo in termini di ospitalità di rifugiati a livello globale si può affermare che i paesi membri dell’UE ospitano circa il 5% dei rifugiati del mondo, la cui cifra complessiva è salita a 22,5 milioni, il numero più alto dalla seconda guerra mondiale ad oggi».
Le reti firmatarie denunciano le cause delle migrazioni forzate globali, le storture delle attuali politiche italiane ed europee e avanzano una serie di richieste «per correggere l’attuale approccio definito dall’Agenda europea per le Migrazioni e i provvedimenti assunti dal Governo italiano» (v. qui sotto).
L’appello “La strada da seguire. 13 punti per una nuova politica migratoria europea” è stato sottoscritto dal Tavolo Asilo, AOI, CINI, Concord Italia, Coonger, COP, FOCSIV, Link 2007 e Marche solidali. All’interno del Tavolo Asilo hanno aderito A buon diritto, ACLI, ARCI, ASGI, Centro Astalli, CNCA, FCEI, Focus-casa dei diritti sociali, MEDU e OXFAM.
Agenda Europea: le richieste per un cambio di rotta 1. I cosiddetti compacts, definiti con i paesi terzi, siano finalizzati a favorire politiche di sviluppo umano sostenibile nei paesi di origine e di transito dei flussi migratori e non al mero controllo delle frontiere. 2. Il sostegno alla gestione delle frontiere deve essere finalizzato a proteggere le persone e i loro diritti, non mirare a fermare i movimenti. 3. L’UE e gli Stati membri effettuino operazioni di ricerca e salvataggio (SAR) per il solo scopo di salvare vite umane. 4. L’UE e i suoi Stati membri garantiscano alle persone che si trovano ai loro confini l’accesso ad un equo ed effettivo diritto di richiedere asilo. 5. I richiedenti protezione internazionale in Europa abbiano il diritto a una procedura giusta ed efficace .6. Chiunque richieda la protezione internazionale in Europa, inclusi tutti quelli in attesa di pronunciamento o già respinti e in attesa di rimpatrio, abbia diritto a ad un’accoglienza dignitosa ad accedere a servizi adeguati. 7. Gli stati membri rivolgano particolare attenzione alle esigenze specifiche delle donne, dei bambini e delle persone vulnerabili, indipendentemente dalla nazionalità o dalla concessione del diritto asilo. 8. I migranti non vengano considerati come detenuti in centri di accoglienza al solo fine di essere identificati. 9. Gli Stati Membri contribuiscano per la loro parte alla risposta globale sul forced displacement. 10. Gli Stati membri sviluppino canali sicuri e regolari per rifugiati e migranti. 11. Il reinsediamento, i visti umanitari e altri programmi di condivisione delle responsabilità, tra gli Stati membri dell’UE, vengano gestiti in modo trasparente. Dando la priorità alle persone più vulnerabili e non discriminando sulla base della nazionalità, della religione, del genere o dell’etnia. 12. L’UE e gli stati membri facciano ritornare le persone nei loro paesi di origine solo attraverso procedure fondate sul rispetto dei diritti umani, e mai a condizioni che li possano mettere in pericolo. 13. Gli schemi e le procedure di ricongiungimento familiare per rifugiati e richiedenti asilo siano facili da praticare e garantiscano che le famiglie siano in grado di riunirsi nel minor tempo possibile (dal comunicato di sintesi dell’Appello). |
Collegamento
L’Appello “La strada da seguire” in versione integrale (file .pdf)
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