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L’antropologo Remotti: “Questione migranti, questione di ambiente”

Secondo l’antropologo Remotti, intervenuto alla presentazione torinese del rapporto asilo 2019 della Fondazione Migrantes, al tema delle migrazioni deve essere affiancato sempre più sistematicamente quello dell’ambiente e della crisi climatica. Infatti, «gli atteggiamenti di rapina e distruzione di risorse» alimentano una spirale sempre più grave di «motivi di conflitto» fra gruppi umani.

«Dalla critica dell’identità alle somiglianze, potrebbe intitolarsi il mio intervento. La mia critica dell’identità è del 1996. E oggi è diventato sempre più necessario sostituire a quella concezione concetti che ci aiutino tutti a convivere. Quali sono le condizioni per la convivenza a tutti i livelli, dal piccolo paesino dove arriva un gruppetto di migranti alla gestione degli sbarchi a livello nazionale? La convivenza parte dall’idea della somiglianza: è possibile realizzarla da questo convincimento: non siamo uguali, siamo diversi, e però anche simili».

Lo ha detto ieri Francesco Remotti, già ordinario di Antropologia culturale alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Torino e ricercatore sul campo in Congo-Zaire, alla presentazione torinese del report 2019 Il diritto d’asilo. Non si tratta solo di migranti: l’italia che resiste, l’Italia che accoglie della Fondazione Migrantes.

L’antropologo torinese Francesco Remotti.

Nell’affollata sala conferenze della Pastorale migranti diocesana, la riflessione dell’antropologo è però andata oltre. «Al grande tema che stiamo affrontando in questa mattinata, quello delle migrazioni, ritengo che dobbiamo ormai affiancare sempre più sistematicamente quello dell’ambiente e della crisi climatica – ha affermato Remotti -. E questo per non ridursi alla “politichetta” cui siamo ridotti ad assistere tutti i giorni, alle politiche dalla visione corta che alimentano diffidenze e paure».

Per l’antropologo torinese la convivenza fra esseri umani è possibile solo se si realizza anche la “convivenza” con la natura che ci circonda. «Non in senso misticheggiante – argomenta Remotti -, ma ecologicamente fondata. Finché continueremo ad avere atteggiamenti di rapina e distruzione di risorse è chiaro che la convivenza fra gruppi umani non riusciremo a realizzarla. Stiamo andando incontro a un futuro terribile: aumenteranno in maniera esponenziale i motivi di conflitto fra uomo e uomo. Migrazioni ed emergenza ecologica: uniamole e aumenteremo un poco la nostra consapevolezza».

Certo non è incoraggiante constatare come oggi le maggiori potenze inquinanti, USA, Cina e India rifiutino di affrontare le cause del cambiamento climatico. «Ma non chiuderci nella nostra identità (del resto, quale “identità”?) per vivere in una rete di somiglianze anche con gli esseri naturali, potrebbe aiutarci a dare un contributo anche minimo ai nostri grandi problemi».

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