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Zone rosse, lavoro nero. Il rapporto di MEDU

Zone rosse, lavoro nero è il titolo dell’VIII rapporto di MEDU (Medici per i diritti umani) sullo sfruttamento dei braccianti agricoli in Calabria. Il sottotitolo del rapporto non lascia dubbi sulle condizioni di vita, salute e lavoro delle persone inghiottite da questo fenomeno che non conosce soluzioni di valore: Zone rosse, lavoro nero. Emergenza sanitaria e sfruttamento endemico.

8 anni di clinica mobile nella Piana di Gioia Tauro

È ormai da 8 anni consecutivi che MEDU monitora, interviene, offre servizi e attua denunce nella Piana di Gioia Tauro, in Calabria. Questo lembo d’Italia è uno dei luoghi in cui si attua una gravissima forma di sfruttamento e in cui mancano le condizioni di base per assicurare sicurezza sia da un punto di vista lavorativo sia da un punto di vista sanitario (chi può dimenticare che ci troviamo nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria mondiale?) a chi è impiegato come bracciante agricolo

“A otto anni dall’inizio delle attività di MEDU nella Piana, il panorama resta desolante: tendopoli che si trasformano in baraccopoli, cumuli di rifiuti negli insediamenti informali come nei centri abitati, trasporti inesistenti, sanità al collasso, istituzioni impotenti e spesso commissariate, lavoro nero e grigio diffusi, settore agricolo in crisi”. Questo in estrema sintesi il contenuto del rapporto di MEDU che con la sua clinica mobile ha incontrato, assistito legalmente e curato per 7 mesi 324 persone.

Nonostante la quasi totalità delle persone incontrate dalla clinica mobile allestita da MEDU sia regolarmente soggiornante, solo il 13% è regolarmente iscritto al SSN e anche in questi casi manca troppo spesso la consapevolezza dei servizi socio-sanitari a cui si avrebbe diritto di accesso. Il problema principale rimane la precarietà delle condizioni giuridiche che rappresenta una delle principali problematiche percepite e riferite dai braccianti.  L’impossibilità di avere un riconoscimento giuridico di medio-lungo termine costituisce un importante ostacolo all’accesso ai diritti e all’inclusione sociale e in moltissimi casi ha gravi ripercussioni sulla salute psichica delle persone:“Molti braccianti hanno riferito di attraversare un periodo diforte stress emotivo e alcuni di loro abusano di alcol “per cercare di dimenticare i problemi”, con importanti conseguenze dal punto di vista psichico, fisico e relazionale”.

Il paese delle non-soluzioni

Nel rapporto sono descritte e raccontate le non-soluzioni trovate per garantire ai braccianti di lavorare e vivere in sicurezza in relazione alla diffusione della pandemia da Covid-19. Come sempre, gli ultimi rimangono ultimi e  le istituzioni sanitarie locali non hanno predisposto fin da subito, come ripetutamente richiesto da MEDU insieme ad altre organizzazioni, strutture per la quarantena dei casi sospetti o positivi (i cosiddetti “CovidHotel”).

Il rapporto Zone rosse, lavoro nero è un lavoro denso e corposo che rivela la mancanza di volontà da parte sia della Regione Calabria sia dello Stato Italia di attuare le 10 azioni prioritarie previste dal Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato (2020-2022). Per quanto visto, descritto e denunciato MEDU rinnova l’invito al Governo di invertire la rotta aumentando le risorse a disposizione degli organismi ispettivi per potenziare le attività di vigilanza e contrasto dello sfruttamento lavorativo.

 

Il progetto Terragiusta di MEDU

Il progetto Terragiusta è stato avviato nel 2014 per rispondere ai bisogni di salute della popolazione di lavoratori agricoli stranieri sfruttati e ghettizzati, denunciando al contempo le gravi violazioni dei diritti umani alle quali sono esposti. Nei sette mesi di intervento della stagione agrumicola 2020-2021, la clinica mobiledi MEDU ha operato tre giorni a settimana nei seguenti insediamenti della Piana: la Nuova Tendopoli di San Ferdinando, i casolari nelle campagne di Rizziconi e Taurianova, il campo container di Contrada Testa dell’Acqua nel Comune di Rosarno. Tali insediamenti presentano caratteristiche diverse quanto a condizioni strutturali, numero di abitanti e collocazione, ma sono accomunati da alcuni elementi ricorrenti quali l’isolamento rispetto ai centri abitati, la promiscuità abitativa, la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie in cui vivono i braccianti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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