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SIPROIMI-SAI, nell’Atlante 2020 tutti i numeri di un anno (e di un triennio) difficile

Presentato ieri l’Atlante SIPROIMI-SAI 2020. «L’esperienza maturata dalla rete di accoglienza degli enti locali ha permesso di reagire in modo concreto alla pandemia, evitando che l’emergenza sanitaria si trasformasse anche in una emergenza sociale». Oggi la rete «ha visto il ritorno della centralità dei Comuni anche rispetto all’accoglienza dei richiedenti asilo».

SIPROIMI-SAI, i beneficiari accolti nel 2020: provenienze, genere, vie di ingresso in Italia e titolo di soggiorno (fonte Atlante 2020).

 

«Abbiamo lavorato per una celere attuazione della norma, chiedendo formalmente al Ministero un aumento di almeno 10 mila posti della rete. È stato avviato un percorso di ampliamento complessivo del SAI, a partire dalle categorie vulnerabili, minori stranieri non accompagnati e persone con disagio mentale e sanitario, a cui i Comuni hanno risposto con entusiasmo. Ma l’impegno condiviso con il Ministero è di garantire un’apertura a livello nazionale a nuove progettualità per tutte le categorie di beneficiari».

Ieri alla presentazione dell’Atlante SIPROIMI-SAI 2020 Matteo Biffoni, delegato ANCI all’immigrazione e sindaco di Prato, ha delineato l’auspicabile prossimo futuro del SAI, il Sistema di accoglienza e integrazione ex SIPROIMI-ex SPRAR, che con il DL 130 «ha visto il ritorno della centralità dei Comuni anche rispetto all’accoglienza dei richiedenti asilo».

Fotografa invece il passato prossimo l’Atlante, che esce a vent’anni dalla nascita, nel 2001, del primo sistema pubblico in Italia per l’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati con il PNA (Programma nazionale asilo). «Il 2020 è stato un anno difficile – ha detto ancora Biffoni -, ma l’esperienza maturata dalla rete di accoglienza degli enti locali in questi vent’anni ha permesso di reagire in modo concreto alla pandemia, evitando che l’emergenza sanitaria si trasformasse anche in una emergenza sociale, anche grazie al lavoro delle operatrici e operatori della rete, che sono un patrimonio di professionalità non solo del Sistema ma del Paese, da salvaguardare e valorizzare».

Un triennio in calo

Con circa 31 mila posti e 37 mila beneficiari accolti, nel 2020 il SAI-SIPROIMI ha registrato i numeri più ridotti degli ultimi tre anni, dopo che nel 2018 il primo decreto sicurezza ha voluto escludere dal SIPROIMI i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione umanitaria.

Diminuiti rispetto al 2019 anche i progetti finanziati (794, – 6%) e i Comuni in qualche modo interessati dai sistema degli enti locali (1.614, contro i 1.698 del 2019). Fra i 1.614 Comuni oltre la metà hanno meno di 5.000 abitanti, anche se sono rappresentate tutte le 14 Città metropolitane; nel complesso assommano quasi la metà della popolazione nazionale e sono diffusi su tutto il territorio, anche se la loro presenza forse non è così «capillare» come si è detto durante la presentazione di ieri; fra l’altro rappresentano appena un quinto del totale dei Comuni italiani. E naturalmente molti meno sono gli enti locali titolari di progetto, 679, scesi del 5% se si guarda al 2019.

Se si guarda alle Regioni, quelle che hanno più posti di accoglienza sono la Sicilia (4.700 circa), seguita dalla Puglia (3.100) e dalla “piccola” Calabria (3.000). Il Lazio (quarta Regione) è a quota 2.800, la Campania ne conta 2.700, l’Emilia-Romagna 2.600, la Lombardia 2.400, il Piemonte 2.000, la Toscana 1.500 e il Veneto 800.

Il crollo delle accoglienze in protezione umanitaria

Cliccare per ingrandire: gli interventi per l’inclusione lavorativa nei progetti SIPROIMI-SAI nel 2020 (fonte Atlante 2020).

Fra i beneficiari dei progetti SIPROIMI/SAI, l’ultimo quinquennio ha visto in crescita la percentuale di donne, passate dal 12% del totale nel 2015 al 21% del 2020, cioè un quinto dei complessivi 37.372.

«Nel 2020 – si legge nell’Atlante – i beneficiari accolti nel SIPROIMI/SAI sono stati prevalentemente titolari di protezione internazionale (46%), in linea con l’annualità precedente. Le disposizioni normative che escludevano dall’accoglienza nel Sistema di protezione i titolari di protezione umanitaria (il primo decreto sicurezza, ndr) ne hanno fortemente contratto la presenza che passa dal 23% nel 2019 al 5% nel 2020. Una componente tra i beneficiari è comunque rimasta, anche come conseguenza delle azioni adottate dal ministero dell’Interno per il sostegno ai Comuni della rete SIPROIMI/SAI per la prosecuzione dell’assistenza e dell’inclusione dei titolari di protezione umanitaria (a partire dal gennaio 2020, con risorse FAMI dedicate a integrazione del FNSPA, Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo), nonché a causa
delle misure per contenere la diffusione del contagio da COVID-19, che hanno comportato la sospensione delle uscite dall’accoglienza durante il primo periodo dell’emergenza sanitaria».

Ritornano i richiedenti asilo

Sono cresciuti invece i richiedenti asilo (+ 7 punti percentuali rispetto al ’19), la cui presenza si è attestata al 26% di tutti i beneficiari. Spiega ancora l’Atlante: «Sebbene la precedente normativa, parimenti ai titolari di protezione umanitaria, ne escludesse l’accoglienza nel SIPROIMI, a partire dal maggio 2020 il trend degli inserimenti dei richiedenti ha avuto un cambio di rotta. Una circolare ministeriale datata 22 maggio ha infatti disciplinato l’attuazione dell’articolo 16 del decreto legge n. 34/2020 (uno dei provvedimenti dell’emergenza COVID-19), proprio per quanto riguardava l’inserimento nel SIPROIMI/SAI dei richiedenti asilo, a seguito di sbarco e del termine del periodo di quarantena. Successivamente la norma di riforma in materia di immigrazione e di protezione internazionale (il DL 130 “Lamorgese” poi convertito in legge) ha formalmente sancito la previsione di accoglienza nel Sistema per i richiedenti asilo».

Nell’anno sono cresciuti in percentuale anche i minori non accompagnati (11% di tutti i beneficiari, + 5 punti percentuali rispetto all’anno precedente). Sempre rilevanti anche le situazioni di vulnerabilità. «La quota più significativa si riferisce alle vittime di tortura e/o violenze (pari al 6% del totale degli accolti); seguono le vittime di tratta (5%) e i beneficiari con problemi di disagio mentale (3%)».

L’appartamento rimane di gran lunga la principale soluzione abitativa per gli accolti (85% delle strutture totali): una soluzione che nell’emergenza sanitaria ha contribuito a contenere la diffusione del contagio.

In uscita

Nel 2020 sono uscite dall’accoglienza 14.280 persone, il 49% delle quali per la «conclusione del percorso/inserimento socioeconomico». «Il dato assoluto riferito ai 7.054 beneficiari usciti dall’accoglienza al termine del personale percorso nel SIPROIMI/SAI è sicuramente da leggere in maniera molto positiva, in considerazione della complessità e delle difficoltà che gli enti locali della rete hanno dovuto affrontare nel mantenere i propri servizi di accoglienza integrata, malgrado l’imperversare dell’emergenza sanitaria». Tuttavia questo dato è diminuito nettamente nell’arco di un anno (era pari al 64% nel 2019), a vantaggio delle uscite anticipate per «decisione del beneficiario», cresciute di 12 punti percentuali, dal 33% al 45% di tutte le uscite.

Allegati

L’Atlante SIPROIMI-SAI 2020 integrale (file .pdf  3 mbyte)

Atlante SIPROIMI-SAI 2020, le slide di sintesi (file .pdf 2 mbyte)

 

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