Da mons. Perego, presidente della Fondazione CEI, e dal mensile Altreconomia un appello e una denuncia in occasione di una Giornata mondiale del rifugiato ad alto rischio di (vuota) retorica. Perego: senza la concreta esigibilità dei diritti “non c’è futuro“. Altreconomia: “Aumento vertiginoso dei migranti forzati nel mondo, ma andamento piatto degli attraversamenti ‘irregolari’ delle frontiere UE…”.
«Quest’anno probabilmente il numero dei rifugiati stimato sarà il più alto degli ultimi 50 anni. Di fronte a questo fenomeno epocale la politica continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro».
Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato di domani 20 giugno.
«Se da un lato è apprezzabile la proposta europea che finalmente impegna ogni Paese, seppur in forma diversa, diretta o volontaria, alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati – spiega Perego -, dall’altra non si può non denunciare il ritorno alle deportazioni di ucraini in Russia e di migranti, per lo più asiatici, dall’Inghilterra in Ruanda, nonostante le condanne della Corte europea dei diritti umani; l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, sebbene siano diminuiti gli arrivi; la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi; i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela; la crescita di violenze nei campi profughi di Libia, Sud Sudan, Ciad. L’auspicio è che la Giornata mondiale del rifugiato accenda i riflettori sulla imprescindibile esigibilità dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, senza i quali non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno».
“Attraversamenti”, una macchia sulle celebrazioni
Intanto un’altra voce “fuori dal coro”, quella del mensile Altreconomia, denuncia il fondo di ipocrisia che, ancora una volta, macchia le celebrazioni della Giornata mondiale in Europa e in Italia.
Anche il direttore della rivista Duccio Facchini prende lo spunto dagli ultime, drammatiche stime diffuse dall’UNHCR: 89,3 milioni di rifugiati, sfollati interni e richiedenti asilo in tutto il mondo alla fine del 2021, più 8% rispetto 2020 e oltre il doppio rispetto alla fine del 2012, mentre con l’invasione russa dell’Ucraina (ma non solo, vedi ancora il recente aggiornamento di Vie di fuga) è stata superata la soglia dei 100 milioni.
Però poi Facchini osserva: «C’è un elemento che resta troppo spesso sotto traccia. Ed è il confronto tra l’aumento vertiginoso dei migranti forzati nel mondo e l’andamento piatto degli attraversamenti cosiddetti “irregolari” delle frontiere dell’Unione Europea, ovvero l’unico “canale” d’ingresso rimasto di fatto per le persone in transito» (v. il grafico in testa a questa news).
Per il direttore di Altreconomia «è una fotografia impietosa della strategia di chiusura, esternalizzazione, confinamento e respingimento di decine di migliaia di persone messa in atto in questi anni dai governi dell’UE, compresa l’Italia. Mentre “fuori” il mondo era ed è sempre più in fiamme».
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