Il progetto “Man mano” della GAM di Torino, del centro studi EducArte e dell’associazione Mosaico-Azione per i rifugiati si è concluso con la presentazione di un’installazione sul ruolo e sulla solidarietà femminile. In questo itinerario «donne di culture, origini ed età differenti si sono aperte raccontando le loro storie e traducendole in gesti che affermano, accolgono o sottolineano azioni che possiamo compiere verso noi stessi e verso gli altri».
«Nessun gesto delle nostre mani è insignificante». Questa breve frase traduce in sintesi quanto sperimentato dal progetto “Man mano” della GAM (Galleria d’arte moderna) di Torino, del centro studi EducArte e dell’associazione Mosaico-Azione per i rifugiati, che si è concluso oggi, Giornata internazionale della donna, con la presentazione di un’installazione sul ruolo e la solidarietà femminile.
La creazione è stata realizzata con il gruppo donne dell’associazione adoperando una ventina di fotografie sui gesti della mano dopo un percorso di conoscenza reciproca, di dialogo, di ascolto e di apertura all’altro da sè.
«Racconti di vite condivise fra donne di culture, origini ed età differenti – commentano le tre realtà che hanno dato vita a “Man mano” – che si sono aperte raccontando le loro storie, traducendole in gesti che affermano, accolgono o sottolineano azioni che possiamo compiere verso noi stessi e verso gli altri».
Alla GAM, dove l’installazione sarà esposta per un mese, si è tenuta nelle stesse ore la conferenza “Donne rifugiate: partecipare per cambiare la narrazione“. Con Colette Meffire, presidente di Mosaico, hanno portato la loro testimonianza le rifugiate Olga Diabina, originaria dell’Ucraina, Gladys Onaghinor, della Nigeria, e Shagofa Barakzi, dell’Afghanistan.
Per info: mosaico@mosaicorefugees.org
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