Asgi, ActionAid Italia, A Buon Diritto, Differenza Donna e Lucha y Siesta, Spazi Circolari e Le Carbet lanciano la campagna Voluntary Humanitarian Refusal per denunciare la pratica dei rimpatri volontari nei paesi di transito e richiedere un cambiamento radicale nelle politiche migratorie europee.
I rimpatri assistiti volontari (RVA) sono previsti dalla Direttiva 2008/115/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, recepita in Italia dal Decreto Legge n. 89 del 2011. Come funzionano i rimpatri assistiti volontari? Sono programmi che prevedono un co-finanziamento del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione (FAMI) e sono realizzati in collaborazione tra Ministero dell’Interno, organizzazioni internazionali, enti locali che assistono i migranti tanto che ogni rimpatrio deve passare attraverso un preciso progetto individuale.
Un rimpatrio quindi può essere considerato davvero volontario se la decisione è libera e informata, se non vi è alcuna coercizione fisica o psicologica e se esistono per la persona che lo richiede alternative reali al rimpatrio, come l’accesso a forme di protezione e a canali di migrazione regolare.
Tuttavia le associazioni che promuovono la campagna Voluntary Humanitarian Refusal mettono sotto la luce del riflettore quei rimpatri che avvengono nei paesi di transito come la Libia e la Tunisia dove le condizioni sopra descritte sono sistematicamente assenti: “le persone migranti sono costrette a ricorrere ai rimpatri per sfuggire a situazioni di violenza, torture e sfruttamento e non per una scelta libera, non possono accedere a forme di protezione legale né a canali di migrazione regolare, e il rimpatrio le espone spesso a rischi nei paesi di origine”
Proprio per denunciare l’uso strumentale e distorto dei rimpatri volontari assistiti dai paesi di transito nasce la campagna Voluntary Humanitarian Refusal: una scelta che non puoi rifiutare lanciata oggi, 26 marzo 2025 dalle organizzazioni Asgi, ActionAid Italia, A Buon Diritto, Differenza Donna, Le Carbet, Lucha y Siesta e Spazi Circolari.
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