Fin dal 2013, per far fronte al numero crescente di richiedenti asilo che già allora arrivavano da terra, la Città e la Prefettura di Trieste hanno sottoscritto una convenzione per la gestione “extra-SPRAR” di tutti i richiedenti asilo che giungono nel territorio del comune giuliano. A Trieste il sistema territoriale d’accoglienza conta oggi 752 posti totali, di cui 633 “extra-SPRAR” e 119 nel progetto SPRAR. E «nasce dalla consapevolezza che ciò che si sta gestendo è un cambiamento strutturale e non un evento emergenziale provvisorio. In nessun caso il sistema di accoglienza, a Trieste come altrove in Italia, tornerà ai livelli precedenti al 2014».
«Un unico sistema di accoglienza pubblico, fortemente integrato nel territorio e con uguaglianza di trattamento per tutti i beneficiari»: fin dal 2013 la Città e la Prefettura di Trieste hanno sottoscritto una convenzione per la gestione “extra-SPRAR” di tutti i richiedenti asilo presenti nel territorio del comune giuliano.
Obiettivi & risultati
L’obiettivo generale della Convenzione: fare fronte alle necessità di accoglienza dovute a un numero crescente di richiedenti asilo che arrivavano a Trieste dai confini terrestri, lungo la “rotta balcanica”.
Fra gli obiettivi in dettaglio: assicurare, nei limiti del possibile, un tempestivo accesso alle misure di accoglienza, fin da quando le persone manifestano la volontà di chiedere protezione internazionale, anche prima del perfezionamento dell’iter amministrativo di verbalizzazione della domanda di asilo (in conformità con quanto previsto dalla Direttiva UE 2013/33); evitare il prodursi di sistemi di accoglienza “paralleli”, tra loro disomogenei, mantenendo una forte regia istituzionale sull’intero sistema; e prevenire per quanto possibile gli allarmismi e il diffondersi di situazioni di disagio sociale.
Accoglienza diffusa, i numeri
Nell’ambito della Convenzione, che è stata rinnovata per il 2014 e il 2015, le persone accolte al 31 dicembre 2013 erano 202. Si è arrivati ai 633 beneficiari presenti qualche giorno fa, il 22 settembre (comprendendo, nel tempo, anche una minoranza di ospiti soccorsi dall’operazione Mare Nostrum). La gran parte dei beneficiari provengono da Afghanistan e Pakistan.
Al 22 settembre, con i 633 posti “extra-SPRAR” e i 119 posti del progetto SPRAR locale, il sistema di accoglienza di Trieste contava in tutto 752 posti. Entro la fine del mese se ne aggiungeranno altri 30.
Anche nella gestione del sistema di accoglienza extra-SPRAR, il Comune di Trieste e gli enti gestori SPRAR (ICS-Ufficio rifugiati ONLUS e Caritas) hanno scelto di adottare il modello dell’accoglienza diffusa, ricorrendo cioè, per quanto possibile, ad appartamenti di piccole dimensioni per un’accoglienza di quattro, cinque persone in media: sono stati presi in affitto sul mercato privato dall’ICS e sono diffusi su tutta l’area urbana, evitando le concentrazioni in alcuni quartieri.
Gli ospiti presenti sul territorio al 31 maggio 2015 nell’ambito della Convenzione Prefettura-Comune-enti gestori erano accolti in 42 appartamenti e in 11 strutture sparse in città e nei comuni vicini.
Accoglienza e flussi: i “senza destinazione”
Nonostante la programmazione, il flusso di arrivi via terra (un numero modesto considerato su base giornaliera, ma ininterrotto durante l’intero arco dell’anno) e la mancanza nel territorio di un’adeguata struttura di primissima accoglienza hanno reso nel tempo più difficile il reperimento immediato di posti, con la conseguenza che alcuni richiedenti asilo sono rimasti per periodi di tempo più o meno lunghi (in genere non superiori a un paio di settimane) senza collocazione, o sono stati ospitati in luoghi adibiti ad altro uso (dormitori, palestre…).
Ai richiedenti temporaneamente “senza destinazione” la Convenzione fornisce comunque, fin dall’arrivo, il servizio pasti (alla mensa Caritas), l’uso delle docce pubbliche comunali, le prime visite mediche, oltre all’assistenza dell’ufficio di ICS per l’avvio della procedura di richiesta della protezione internazionale.
L’ultima relazione ufficiale sull’accoglienza triestina ha riconosciuto, con onestà, che già «da febbraio a maggio 2015 si è registrato un aumento sensibile e preoccupante dei richiedenti che rimangono, in una prima fase, privi di immediata accoglienza».
Tirando le somme
«La percentuale di richiedenti asilo per abitante a Trieste è pari allo 0,37%, un dato notevolmente superiore alla media nazionale e che assume un valore ancora maggiore se si considera che l’aumento è avvenuto senza che in città si producesse disagio sociale – commenta con Vie di fuga Gianfranco Schiavone, presidente dell’ICS -. Vorrei sottolineare che il sistema SPRAR e il sistema “extra-SPRAR” sono pressoché identici, al punto che, diversamente da quanto avviene diffusamente altrove, il sistema “extra-SPRAR” garantisce misure di accoglienza anche ai titolari di protezione internazionale o umanitaria, quindi dopo il riconoscimento giuridico, analogamente a quanto avviene nel sistema SPRAR».
A Trieste la scelta di realizzare un unico sistema territoriale di accoglienza a gestione pubblica, centrato non a caso su SPRAR ed “extra-SPRAR” e non su SPRAR ed “emergenza”, «nasce dalla consapevolezza che ciò che si sta gestendo è un cambiamento strutturale e non un evento emergenziale provvisorio. In nessun caso il sistema di accoglienza, a Trieste come altrove in Italia, tornerà ai livelli precedenti al 2014…».
“Emergenza sì, ma che sia breve”
Questo settembre a Trieste, nel rione di Valmaura, si è fatto ricorso per la prima volta a una struttura collettiva di primissima emergenza dalle caratteristiche estranee al modello dell’accoglienza diffusa, con circa 80 posti.
Ancora Schiavone: «Questa scelta è stata effettuata al solo scopo di risolvere temporaneamente la situazione di un gruppo di richiedenti che, rimasti senza tetto, si erano accampati nei pressi della stazione ferroviaria. La struttura verrà svuotata quanto prima, accrescendo il numero di posti in accoglienza diffusa negli appartamenti, che confidiamo di aumentare di 150 posti da ora a fine ottobre».
Allegato
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Collegamento
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