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Copertina del dossier Balcani e Mediterraneo
Copertina del dossier Balcani e Mediterraneo

La Caritas (sezione immigrazione ed Europa) ha prodotto e reso pubblico, in questo mese di settembre, un rapporto dal titolo “Balcani e Mediterraneo”. Si tratta di un dossier di approfondimento sui due luoghi di transito maggiormente scelti dai migranti per raggiungere l’Unione Europea: il mar Mediterraneo e le terre Balcaniche. Luoghi differenti caratterizzati da differenti pericoli.

Nell’introduzione si legge: “Il presente rapporto vuole contribuire alla conoscenza di un fenomeno dai tratti molto complessi che negli ultimi mesi ha assunto una dimensione globale. […] La morte di migliaia di persone è l’emblema del fallimento di un’Europa che per tanto tempo si è definita solidale, ma che all’improvviso si scopre chiusa e divisa davanti all’incessante richiesta dei profughi”.

Sono i numeri (oltre alle immagini che riempiono la rete, la televisione e la stampa) a rendere chiara la natura preoccupante, drammatica e globale del fenomeno. Secondo l’OIM sono 351mila le persone che hanno attraversato il Mar Mediterraneo nei primi otto mesi del 2015 (gennaio-agosto). E 2.643 hanno perso la vita nel tentativo di farlo. La rotta balcanica è meno mortale, secondo i numeri assoluti, ma è comunque pericolosa e non garantisce il rispetto dei diritti umani.

La rotta del Mediterraneo e la rotta dei Balcani

Profughi siriani al confine tra Grecia e Macedonia, vicino a Idomeni, 11 settembre 2015. (Yannis Behrakis, Reuters/Contrasto)
Profughi siriani al confine tra Grecia e Macedonia, vicino a Idomeni, 11 settembre 2015. (Yannis Behrakis, Reuters/Contrasto)

La rotta del Mediterraneo unisce normalmente la Libia alla Grecia (205mila arrivi) e all’Italia (107mila) e solo in un numero minore di casi a Malta e alla Spagna. La rotta Balcanica invece passa per la Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia e Ungheria. In un focus del rapporto leggiamo che questa tratta è utilizzata dal 2012, prima dagli abitanti del Balcani stessi e oggi soprattutto dai Siriani e dagli Afghani.

Chi sceglie la rotta Balcanica e arriva in Ungheria, primo Paese dell’UE, deve affrontare anche la politica xenofoba del Governo che mira, non solo a non accogliere, ma a respingere i migranti. A tal proposito ha finanziato e costruito (la prima recinzione è stata conclusa a fine agosto) una barriera sul confine serbo.

Il rapporto conclude l’approfondimento presentando delle schede intitolate Situazione paese, che analizzano rispettivamente la situazione di Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Ungheria e Bulgaria.

Allegato

http://www.caritas.it/materiali/Europa/dossier_balcani_mediterraneo_07092015.pdf

Per saperne di più

Come funziona il diritto di asilo in Ungheria
La rotta dei Balcani

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