Le associazioni e gli organismi del Tavolo asilo e immigrazione hanno preparato un documento di richieste e proposte concrete sull’emergenza Afghanistan che verrà presentato mercoledì a Roma. Fra le altre, quella di istituire un tavolo di coordinamento unitario sull’Afghanistan con il governo, le ONG e le associazioni e gli organismi impegnati nel settore. Mentre sono «inaccettabili le conclusioni del Consiglio UE dei Ministri degli interni che di fatto escludono un impegno degli Stati membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricandone l’onere sui paesi limitrofi».
«L’UE, i Paesi membri e l’Italia devono mettere in campo iniziative all’altezza della situazione. Appaiono inaccettabili le conclusioni del Consiglio UE dei Ministri degli interni che di fatto escludono un impegno degli Stati membri ad accogliere i cittadini afghani in fuga, scaricandone l’onere sui paesi limitrofi. Occorre invece intervenire tramite un ampio programma di trasferimenti-ricollocamenti di cittadini afghani, da attuarsi anche dai Paesi di transito, con un’iniziativa che garantisca l’equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri. Va fatto inoltre ogni sforzo per garantire a tutti i cittadini afghani, senza distinzione di genere, religione, provenienza etnica o orientamento politico una maggiore sicurezza in Afghanistan e per assicurare un’adeguata assistenza umanitaria alla popolazione».
Dopo alcuni giorni di riflessione e confronto, le associazioni e gli organismi che compongono il Tavolo asilo e immigrazione (TAI) hanno preparato un documento di richieste e proposte concrete che verrà illustrato domani a Roma, mercoledì 8 settembre, in una conferenza stampa a cui sono stati invitati i parlamentari.
La situazione politica in Afghanistan infatti, dopo la partenza dei contingenti militari, resta tesa e precaria. Solo nei primi sei mesi del 2021 l’escalation di violenza ha provocato la morte di oltre 1.600 civili e più di 3.500 feriti, in larghissima parte donne, ragazze e bambini (dati UNAMA, la Missione ONU di assistenza in Afghanistan). Nelle ultime settimane decine di migliaia di persone hanno dovuto abbandonare le loro case andando ad aggiungersi ai più di tre milioni di sfollati interni già presenti nel paese. Mentre già a fine 2020 si contavano 2,2 milioni di afghani rifugiati nei Paesi confinanti (quegli stessi Paesi che anche alcuni politici italiani in queste settimane vorrebbero “aiutare” ad accoglierne altri…). Intanto, i tragici tentativi di evacuazione di civili dall’aeroporto di Kabul, se hanno consentito di mettere in salvo migliaia di persone, ne hanno purtroppo lasciate indietro molte di più. E nel prossimo futuro è facile prevedere che la popolazione continuerà ad essere esposta al rischio di violenza in un quadro economico disastroso, con quasi 11 milioni di cittadini in stato di emergenza o grave crisi alimentare.
Ma il TAI definisce «inaccettabili» le conclusioni del Consiglio europeo dei giorni scorsi anche perché in 10 anni, a fronte delle dimensioni complessive del disastro da sradicamento forzato afghano, i cittadini in fuga di questo Paese che sono riusciti ad arrivare nel territorio dell’Unione Europea per chiedere asilo hanno superato di poco i 630 mila.
«L’emergenza della crisi afghana va affrontata in un quadro di politiche coerenti che riguardano sia gli interventi di aiuto umanitario che le politiche relative ai programmi di ingresso protetto e di accoglienza – afferma il TAI – . Per tale ragione si sostiene la richiesta, già avanzata dalle rappresentanze delle ONG e di enti ed associazioni italiane, di istituire un tavolo di coordinamento unitario sull’Afghanistan che veda il coinvolgimento dei ministeri interessati, a partire dal ministero degli Esteri e della cooperazione e dal ministero dell’Interno, delle rappresentanze delle ONG e delle organizzazioni del TAI, oltre a rappresentanti degli enti locali e delle Regioni».
Per il TAI promuovono l’iniziativa A Buon Diritto, ACLI, Action Aid, Amnesty International Italia, ARCI, Asgi, Caritas Italiana, Centro Astalli, CGIL, CIES, CIR, CNCA, CoNGGI, Comunità Papa Giovanni XXIII, Emergency, Europasilo, Focus- Casa dei Diritti Sociali, Fondazione Migrantes, Intersos, Legambiente, Medici del Mondo Italia, Medici per i Diritti Umani, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, Save the Children e Senza Confine. A questi organismi si aggiungono l’AOI, il CINI, LINK2007 e GREI250.
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